Il 19 luglio 1992, circa due mesi dopo la morte di Falcone, una macchina imbottita di tritolo esplose in via d’Amelio, un quartiere residenziale di Palermo.
Vittima dell’attentato era il collega e l’amico più stretto di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino.
Vicino a lui rimasero a terra, dilaniati, cinque agenti della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Mui, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina.
Tra il 1983 e il 1988, per mezzo di pentiti come Tommaso Buscetta, potente boss mafioso, furono istruiti importanti processi contro moltissimi mafiosi e vennero chiariti i rapporti tra la mafia siciliana e quella americana, emersero anche le relazioni esistenti tra l’organizzazione mafiosa e il potere politico.
I giudici di Palermo lavorarono giorno e notte per scardinare questo ramificato sistema di complicità e corruzione.
I magistrati Giovanni Falcone (nell’immagine, a sinistra) e Paolo Borsellino (nell’immagine, a destra) hanno pagato con la vita il loro impegno nella lotta contro la mafia.