La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (Déclaration des Droits de l’Homme et du Citoyen) fu discussa e approvata dall’Assemblea Costituente francese il 26 agosto 1789.
Si tratta del documento più celebre della rivoluzione francese, sia perché costituì l’atto di morte dell’ancien régime sia perché destinato a diventare un punto di riferimento per tutti i regimi liberali e democratici della società contemporanea.
La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino fu espressione delle idee illuministe
Durante il Settecento l’illuminismo propagandò l’idea liberale. Essa fu la principale matrice sia della Dichiarazione d’Indipendenza americana (approvata il 4 luglio 1776) sia della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino in Francia (26 agosto 1789).
Della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino francese riportiamo gli artt. 1, 2, 4:
- «Gli uomini nascono liberi ed uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune»;
- «Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali ed imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione»;
- «La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce agli altri. Così, l’esercizio dei diritti naturali di ogni uomo non ha limiti che quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di quegli stessi diritti; questi limiti non possono essere determinati che dalla legge».
La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino fu rivoluzionaria perché ai privilegi di pochi sostituiva il concetto moderno di uguaglianza di tutti di fronte alla legge (uguaglianza giuridica).
La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino escludeva le donne
Ricordiamo però che a quel tempo esisteva ancora la schiavitù e le donne erano escluse dai diritti civili e politici.
Le donne parigine svolsero sin dall’inizio un ruolo attivo nella Rivoluzione: assaltarono con gli uomini la Bastiglia, trascinarono via la famiglia reale da Versailles. Esse lottarono non solo per la fine della monarchia assoluta, ma anche per ottenere pari diritti con gli uomini. La Rivoluzione francese, invece, abolì il feudalesimo e l’assolutismo, proclamò la libertà e l’uguaglianza, ma non applicò i suoi principi alla popolazione femminile, che restò nelle stesse condizioni che aveva subito nell’ancien régime.
Nel 1789 le donne parigine presentarono quindi all’Assemblea Costituente quattro petizioni:
– riconoscimento del diritto delle donne a guadagnarsi da vivere (luglio 1789);
– soppressione della dote nuziale (settembre 1789);
– tutela del lavoro femminile (novembre 1789);
– misure per evitare la dipendenza economica dall’uomo (dicembre 1789).
Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina
Nel 1791, dopo aver amaramente constatato che la nuova costituzione non conteneva alcuna legge a favore della donna, Olympe de Gouges stese la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina.
Boicottata in tutte le sue azioni da Marat e da Robespierre, contrari all’emancipazione della donna, Olympe si attirò definitivamente le ire dei rivoluzionari quando sostenne il diritto del re alla difesa e si offrì di assumerla. Fu ghigliottinata il 3 novembre 1793 “per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso”.
Robespierre espresse il suo pensiero in un articolo che scrisse nel 1793, pochi giorni prima dell’arresto di Olympe: «È detestabile, è contrario alle leggi di natura che una donna voglia farsi uomo. Da quando è permesso alle donne di abiurare al loro sesso e farsi uomini? Da quando si usa che la donna abbandoni le cure pietose della sua casa, la culla dei suoi figli per andare alle pubbliche piazze e sulla tribuna a far prediche?
La natura non vi ha forse dato dei seni per allattare i vostri figli? È la natura che dice alla donna: “Sii donna!”».
La Dichiarazione universale dei diritti umani
Solo nel 1948, con la Dichiarazione universale dei diritti umani proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, si arrivò a una affermazione di carattere universale, valida per tutti gli uomini e le donne del mondo: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti».