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3 Festività romane importanti nell’antica Roma

Tra le festività romane celebrate in onore degli dèi romani, esaminiamo tre feste religiose particolarmente sentite presso i Romani: i Saturnalia, i Lupercalia, i Matronalia. Le feste religiose miravano a propiziare l’aiuto degli dèi.

I Saturnalia

Tra le festività romane religiose dell’antica Roma, quella dei Saturnali era una delle più importanti e solenni del calendario romano. Dedicati a Saturno, divinità legata al mondo dell’agricoltura, ricorreva il 17 dicembre, ma di fatto proseguiva per più giorni fino a estendersi per un’intera settimana in età imperiale (dal 17 al 23 dicembre).

In quell’occasione si festeggiava con ricchi banchetti l’abbondanza dei doni della Terra.

Caratteristica della festa era lo scambio di regali di non grande valore (strenae), come candele e figurine di terracotta, e il rovesciamento dei ruoli tra schiavi e padroni. Infatti si concedevano maggiori libertà agli schiavi, per i quali gli stessi padroni imbandivano un banchetto.

I Lupercalia

In origine era una festa di pastori celebrata il 15 febbraio. Aveva luogo in onore di Fauno Luperco, da cui il nome. Il suo scopo era quello di assicurare la fertilità dei campi, delle greggi e del popolo.

I celebranti si radunavano al Lupercale, una grotta sul monte Palatino dove, secondo la leggenda, Romolo e Remo erano stati nutriti da una lupa. I sacerdoti (detti Luperci) sacrificavano alcuni animali. Il sangue degli animali sacrificati veniva cosparso sul corpo di due giovani di famiglia nobile. I Luperci invece coprivano i propri corpi nudi con una parte delle pelli degli animali immolati, il resto lo tagliavano in strisce (dette februa) e con esse correvano attraverso le vie di Roma, colpendo tutti quelli che incontravano. In particolare, le donne si offrivano ai colpi al fine di essere rese fertili.

La cerimonia dei Lupercalia sopravvisse in epoca cristiana e fu soppressa nel 494.

Matronalia

Questa festa romana veniva celebrata il 1° marzo in onore di Giunone, sposa di Giove. Nel corso di questa solenne festa religiosa, le matrone si recavano in processione portando offerte e doni propiziatori al tempio sull’Esquilino, a lei dedicato e fatto erigere nel 375 a.C. Giunte al tempio, le matrone pregavano la dea e facevano voti perché concedesse la gloria ai loro mariti; questi ultimi, in cambio, presentavano doni alle proprie mogli. Era costume poi che in questa occasione agli schiavi della famiglia venisse concesso un giorno di riposo, durante il quale la matrona stessa preparava per loro un ricco pasto.

Secondo la tradizione la festività fu stabilita per volere dello stesso Romolo e di Tito Tazio, re dei Sabini, per celebrare le donne Sabine che, in seguito al celebre ratto, contribuirono alla pace fra i due popoli.

I giorni di festa erano più di quelli lavorativi, perché alle molte feste religiose si aggiunsero man mano quelle civili; da Silla (138 a.C.-78 a.C.) in poi quasi ogni governante istituì giochi e feste particolari per ingraziarsi il popolo e celebrare le proprie vittorie, senza cancellare le precedenti. Si è calcolato che, ai tempi dell’impero, per ogni giorno lavorativo ce ne fossero due di festa.

 

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