Gorgia da Lentini nasce attorno al 485 a.C in Sicilia e muore, probabilmente, a 109 anni a Larissa, in Tessaglia.
Altro esponente della sofistica, discepolo di Empedocle, esercita la sua arte retorica in molte città della Grecia, Atene in particolare, città dove pronuncia il celebre Epitaffio, in onore dei caduti in battaglia.
A Gorgia sono attribuiti, poi, Sul non essere, o Sulla natura, e L’encomio di Elena.
Per quanto riguarda il primo scritto, tre sono le tesi fondamentali che Gorgia esprime:
– nulla esiste;
– se anche qualcosa esiste, non è conoscibile all’uomo;
– se anche è inconoscibile è incomunicabile agli altri.
Il gioco retorico di Gorgia, che appare una caricatura in parte del pensiero di Parmenide, ha un certo significato filosofico.
Con la prima tesi intende affermare l’impossibilità di concettualizzare l’essere mentre invece i filosofi precedenti – come Talete, Anassagora e altri – erano andati alla ricerca della pensabilità dell’essere.
Con la seconda e con la terza tesi, Gorgia intende rompere quella concezione propria di Parmenide e di altri secondo cui l’essere, il pensiero e il linguaggio siano una perfetta equazione. Prima di tutto è possibile pensare anche l’irreale: «non è vero che, se uno pensa a un uomo che voli o dei carri che corran sul mare, ecco che un uomo si metta a volare o dei carri si mettano a correre sul mare». E, poi, se anche la realtà risulterebbe conoscibile, spiegarla sarebbe impossibile, perché il linguaggio è altra cosa dalla realtà. La potenza del linguaggio rimane, tuttavia, per Gorgia l’unica cosa che conta in un mondo in cui non è possibile individuare un criterio, al contrario di quanto afferma Protagora. Il linguaggio è la forza ammaliatrice che permette il dominio degli stati d’animo, in quanto «riesce a calmare la paura e ad eliminare il dolore, a suscitare la gioia e ad aumentare la pietà».
Dalla rottura dell’uguaglianza essere=pensiero=linguaggio deriva necessariamente una forma di scetticismo o agnosticismo metafisico: l’uomo non ha strumenti né per affermare né per negare l’esistenza dell’essere (o di Dio).
Si tratta della prima messa in discussione della metafisica da parte del pensiero occidentale, anticipazione degli empiristi, di Kant e di molti filosofi contemporanei.
In Gorgia l’esistenza è qualcosa di irrazionale e di misterioso e l’uomo è preda delle circostanze, delle menzogne, delle passioni e del destino a lui ignoto.