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De Catilinae coniuratione, Sallustio – riassunto dei capitoli

De Catilinae coniuratione (La congiura di Catilina) di Sallustio è tramandata anche con il titolo Bellum Catilinae. Si tratta della prima delle due monografie storiche composte da Sallustio; la seconda è il Bellum Iugurthinum (La guerra giugurtina) sull’omonimo conflitto.

Scritta tra il 43 e il 40 a.C., De Catilinae coniuratione narra della congiura di Catilina, che nel 63-62 a.C. aveva organizzato un complotto per impadronirsi del potere.
Scrivendo la storia della congiura, Sallustio indaga in realtà la crisi di tutto un sistema economico e sociale che di lì a poco avrebbe portato alla crisi finale della repubblica.

De Catilinae coniuratione – riassunto dei capitoli

La monografia è preceduta da un proemio (capp.1-4). In esso lo storico dapprima svolge considerazioni di ordine generale, vagamente filosofiche, poi spiega i motivi ideali e quelli contingenti che lo hanno portato alla composizione dell’opera: gli uomini che mirano a distinguersi debbono cercare gloria e immortalità con le doti dell’intelletto, ben superiori al vigore del corpo. Anche in guerra vale più l’ingegno che la forza fisica; tanto più in pace e nella vita privata.

Capitolo 5. Ritratto di Catilina. Sua indole e costumi (Catilina è spiantato, ambizioso e corrotto). Motivi che lo inducono al complotto (desiderio sfrenato di potere e ricchezze).

Capitoli 6-13. Rapido disegno della storia di Roma: dalla fondazione, ad opera dei troiani, fino ai tempi di Catilina. Virtù, schiettezza e concordia dei tempi antichi; decadenza e scadimento di valori seguiti al progressivo ampliarsi del dominio e al diffondersi del benessere.

Capitoli 14-17. In una città così corrotta, Catilina riesce facilmente a raccogliere attorno a sé dissipati e criminali di ogni risma. Suo ascendente sui giovani; suoi crimini e dissolutezze.

Capitoli 18-19. Accenno a un precedente, fallito, tentativo di congiura, messo in atto da Catilina, P. Autronio e C. Pisone.

Capitoli 20-22. Infiammato discorso di Catilina ai congiurati: egli fa appello alla lealtà dei singoli; ne stimola l’ardire ricordando i soprusi e i privilegi della cricca dominante; dà per certa la vittoria, ne prospetta i vantaggi e le prede; promette abolizione di debiti, proscrizioni, saccheggi. Invita i compagni a suggellare l’impegno assunto col rito del sangue.

Capitoli 23-25. Fulvia, l’amante di uno dei congiurati, lascia trapelare notizie sulla congiura. I nobili, spaventati, fanno convergere i voti per le elezioni consolari su Antonio e Cicerone, precedentemente avversato in quanto homo novus. Non per questo Catilina desiste dal proposito; cerca anzi di estendere le fila della congiura per tutta l’Italia, fa della casa di C. Manlio, a Fiesole, uno dei propri capisaldi, recluta nuovi complici: è tra questi Sempronia, donna nobile e colta, ma spregiudicata e disposta ad azioni temerarie.

Capitoli 26-30. Posta nuovamente la candidatura al consolato, Catilina risulta ancora una volta sconfitto. Intensifica allora l’azione rivoluzionaria, sguinzagliando i suoi fidi per tutta la penisola. In Etruria, C. Manlio cerca di sollevare la plebe. A Roma fallisce un attentato dei catilinari a Cicerone, il quale ha in Fulvia una tempestiva informatrice. Esposta in senato la gravità della situazione, il console ottiene i pieni poteri. Vengono stabilite misure di sicurezza, con l’invio di contingenti militari nelle zone minacciate e lo stanziamento di posti di guardia in città.

Capitoli 31-32. Mentre a Roma si diffondono panico e sgomento, Catilina osa presentarsi in Senato. Cicerone lo affronta con un veemente discorso (I Discorso contro Catilina, 8 novembre 63 a.C.). Di fronte alla reazione ostile del senato, Catilina abbandona l’aula, proferendo parole di minaccia. Decide quindi di partire per l’Etruria, affidando a Lentulo la guida delle operazioni in città.

Capitoli 33-35. C. Manlio scrive a Marcio Re per esporre i motivi della rivolta e le rivendicazioni di quanti vi hanno aderito. Marcio Re gli risponde invitandolo alla resa incondizionata. Anche Catilina scrive a molte alte personalità di Roma, protestando la propria innocenza. In una lettera a Q. Catulo raccomanda la moglie Orestilla, annunciando la sua decisione di partire in esilio per Marsiglia.

Capitoli 36-39. Catilina si congiunge con le forze di C. Manlio. Il senato li dichiara entrambi nemici della patria. Ai consoli è affidato il compito di fronteggiare la rivolta. Antonio marcerà contro Catilina, Cicerone resterà a guardia della città. Considerazioni di Sallustio sulle condizioni politiche e sociali che favoriscono l’iniziativa di Catilina.

Capitoli 40-41. Lentulo tenta di attrarre nella congiura alcuni delegati degli Allobrogi, venuti a Roma a presentare le proteste della loro provincia per il malgoverno romano. Condotti in casa di Decimo Bruto, essi vengono informati del complotto e delle persone che vi partecipano. Seguendo il consiglio del loro patrono, Q. Fabio Sanga, essi rivelano la trama a Cicerone. Questi li invita a stare al gioco, in modo da compromettere i cospiratori.

Capitoli 42-43. In varie parti dell’Italia e nelle Gallie scoppiano tumulti provocati dagli emissari di Catilina. A Roma continuano i preparativi della sommossa: si progettano incendi in vari punti della città e l’assassinio delle personalità più in vista.

Capitoli 44-47. Simulando la partecipazione al complotto, gli Alloborgi si fanno consegnare dai congiurati lettere firmate da portare in Gallia a conferma delle loro parole. Uno dei congiurati, T. Volturcio, è incaricato di scortarli nel viaggio e di condurli da Catilina. Ma, al momento della partenza da Roma, i delegati vengono catturati all’alba, mentre imboccano il ponte Milvio (3 dicembre). Condotti in Senato, interrogati, consegnano le lettere con le firme dei congiurati, il che costituisce una prova schiacciante a loro carico. Lentulo, Cetego e i loro complici, chiamati a deporre, sono riconosciuti colpevoli. Il senato stabilisce che siano tenuti in libertà vigilata, dietro garanzia di famiglie influenti.

Capitoli 48-49. La plebe, mutato sentire, maledice Catilina ed esalta Cicerone. In senato, uno dei congiurati cerca di far apparire Crasso coinvolto nel complotto, ma il senato non presta fede alla denuncia. Nessuno fa invece il nome di Cesare, il quale, però, all’uscita dal senato, è minacciato da alcuni cavalieri.

Capitoli 50-52. Cicerone convoca il senato per decidere della sorte dei congiurati. Il console designato, D. Giunio Silano, propone la pena di morte. Solo Cesare, pur riconoscendo i congiurati colpevoli, chiede per loro un processo regolare e il diritto di appello al popolo, nell’ambito della legalità. Egli fa appello alla clemenza del popolo romano, ricorda le progresssive attenuazioni del codice, prospetta le conseguenze di una sentenza implacabile. Catone il Giovane (detto anche Uticense, pronipote del famoso Catone il Censore) invece richiede una procedura straordinaria, e chiede la pena di morte senza appello, secondo l’antica tradizione.

Capitoli 53-54. Considerazioni di Sallustio sulle grandi personalità cui il popolo romano deve la sua potenza. Parallelo fra Cesare e Catone.

Capitolo 55. Il senato si allinea al parere di Catone e vota la condanna a morte. Condotti nel carcere Tulliano, i congiurati sono giustiziati mediante strangolamento.

Capitoli 56-61. Catilina dispone l’esercito in vista dell’attacco, ripartendo le sue forze in due legioni che guida fino al territorio di Pistoia. Da Roma sono intanto partiti due eserciti, per impedire a Catilina la ritirata verso la Gallia. Vistosi accerchiato, Catilina decide di affrontare il combattimento, e rivolge ai suoi un discorso da disperato. Al momento della battaglia, l’esercito della Repubblica è comandato dal luogotenente Marco Petreio. Catilina si getta arditamente nella mischia e cade sul campo di Pistoia.

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