Cola di Rienzo è il nome con il quale è noto Nicola Garbini di Lorenzo, nato a Roma nel 1313 da padre oste e madre lavandaia. Tuttavia egli riuscì a migliorare la propria condizione lavorando da apprendista presso uno studio notarile.
La sua vivace intelligenza e l’amore per la cultura lo portarono ad approfondire l’interesse per la storia di Roma, per la cultura classica, per i monumenti della città. Questa sua passione per le antiche glorie di Roma s’intrecciò strettamente con il suo grandioso sogno: Roma doveva tornare a essere guida dell’intera penisola e raccogliere intorno a sé tutti coloro che aspiravano alla libertà. A quel tempo infatti la sede papale si trovava ad Avignone (siamo all’epoca della cosiddetta cattività avignonese, 1309-1377), Roma era decaduta al rango di un grosso paese. Da un giorno all’altro era scomparsa tutta l’economia gravitante attorno alla Curia e le potenti famiglie dei Colonna, dei Caetani, degli Orsini ed altre si combattevano con ogni mezzo per la supremazia.
In questa Roma immiserita e priva di un governo stabile, il popolo stanco si ribellò. L’esponente di primo piano della sommossa fu proprio Cola di Rienzo.
Il 20 maggio 1347, Cola di Rienzo s’impadronì del governo della città e si proclamò «tribuno della libertà, della pace e della giustizia, liberatore della Sacra repubblica romana». In pochi mesi ripristinò l’ordine pubblico, calmierò i prezzi, alleggerì le imposte, rese più equa la giustizia.
L’idea di una libera Repubblica romana estesa a tutta la penisola allarmò però il pontefice Clemente VI, che si era reso conto che la rivolta romana avrebbe travolto anche il potere temporale della Chiesa.
Intanto Cola di Rienzo cominciava a evidenziare sempre più apertamente un carattere eccentrico e violento. Si circondò infatti di un lusso sfrenato, organizzò cerimonie fastose in proprio onore, si rivelò crudele e dispotico.
Abbandonato dai suoi stessi seguaci e scomunicato dal papa (1349), fu costretto a fuggire dalla città. Si rifugiò prima in Boemia (1350) presso il re Carlo IV. A questi chiese protezione e aiuto ma fu arrestato e portato ad Avignone (1352), dove era papa Innocenzo VI, successore di Clemente VI.
Grazie al favore di Innocenzo VI e all’intervento di Francesco Petrarca, Cola di Rienzo fu nominato senatore e rimandato a Roma, accompagnato dal legato pontificio, il cardinale di Spagna Egidio Albornoz. Il papa vedeva in Cola di Rienzo uno strumento per restaurare il potere pontificio e porre un freno alla prepotenza dei nobili.
Il prestigio di Cola di Rienzo, però, non era più quello di una volta. L’ostilità dei nobili, che non perdevano occasione per screditarlo presso la cittadinanza, e alcuni errori politici (il più grave fu l’imposizione di una tassa sul sale che colpiva duramente il popolo) ne determinarono la definitiva rovina.
Cola di Rienzo fu massacrato l’8 ottobre 1354 nel corso di una sommossa popolare, fomentata dai Colonna e altri baroni. Il suo corpo fu bruciato e le ceneri disperse.
Il compito di ristabilire l’autorità papale fu allora affidato a Egidio di Albornoz. Questi nel 1357 emanò le «Costituzioni egidiane», restaurando l’autorità papale nei territori della Chiesa in Italia.
Questo argomento è tratto da Riassunti di Storia – volume 4 di Studia Rapido. L’Ebook è in vendita su Apple Store, Amazon Kindle, Google Books