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Marco Antonio, dagli anni dell’ascesa al suicidio

Marco Antonio nasce a Roma il 14 gennaio dell’83 a.C. da famiglia nobile. Fece il suo apprendistato come luogotenente di Giulio Cesare fino a diventare senatore, poi console (44 a.C.), e infine membro del secondo triumvirato.

I primi anni al fianco di Cesare

È al fianco di Cesare nel passaggio del Rubicone (10 gennaio 49 a.C.); contribuisce poi alla vittoria di Cesare nella battaglia di Farsalo (48 a.C.); nel 47 a.C. è il magister equitum di Cesare; console nel 44 a.C.

Cesare muore nelle Idi di marzo del 44 a.C.; Marco Antonio cerca di ricoprire il ruolo di erede politico. Però, trova subito un pericoloso concorrente nel diciannovenne Ottaviano, nipote di Cesare. Questi lo ha adottato come figlio nel 45 a.C. e lo ha designato erede della sua immensa ricchezza.

Marco Antonio e Ottaviano

Mentre Cesare cadeva sotto i pugnali dei congiurati, Ottaviano si trovava in Macedonia dove attendeva il padre adottivo per partecipare alla campagna contro i Parti.

Alla notizia della congiura si precipita a Roma per far valere i propri diritti di erede e reclamare il patrimonio che il dittatore gli ha lasciato.

Marco Antonio lo tratta con una sufficienza che sfiora il disprezzo.

Ottaviano non si fa trascinare dal risentimento e agisce con grande cautela. Sfrutta abilmente il ricordo di Cesare per legare alla propria persona i veterani del condottiero scomparso, timorosi di non ottenere le terre loro assegnate. Scredita inoltre Marco Antonio, rimproverandogli il comportamento conciliante adottato nei confronti degli assassini di Cesare e dei loro amici. Parallelamente mantiene contatti con Cicerone che, ritenendo il figlio di Cesare meno pericoloso dei cesariani, non gli fa mancare il suo appoggio. Così il prestigio e la forza di Ottaviano crescono di giorno in giorno.

Il Secondo triumvirato

Il contrasto porta allo scontro armato: Marco Antonio è sconfitto nella battaglia di Modena (43 a.C.) e deve accordarsi con Ottaviano e con Lepido (altro fedele ufficiale di Cesare). L’accordo prese il nome di Secondo triumvirato.

Gli uccisori di Cesare e i loro complici sono dichiarati nemici pubblici e per colpirli sono pubblicate le liste di proscrizione. È un nuovo bagno di sangue: sono eliminati 300 senatori e 2000 cavalieri. Le loro teste e le loro mani sono inchiodate sui Rostri nel foro (i rostri sono le tribune degli oratori, così chiamate perché ornate dai rostri sottratti alle navi nemiche). Per chi porta le teste è previsto un compenso in denaro, con l’aggiunta della libertà e della cittadinanza nel caso si tratti di schiavi. La vittima più illustre è Cicerone, colpevole di aver pronunciato in senato contro Marco Antonio una serie di veementi orazioni – dette Filippiche per analogia con quelle pronunciate dall’ateniese Demostene contro Filippo di Macedonia – in cui lo addita come il più pericoloso nemico della repubblica e come un avventuriero senza scrupoli.

Dopo la vittoria riportata insieme a Filippi (42 a.C.) sui cesaricidi Cassio Longino e Giunio Bruto, Marco Antonio e Ottaviano si spartiscono i domini romani. Lepido, che è il meno autorevole dei tre, è ben presto emarginato e gli è lasciata unicamente la carica di pontefice massimo. Marco Antonio si attribuisce l’Oriente e Ottaviano l’Occidente.

Marco Antonio è convinto che quella spartizione lo favorirà. Ritiene infatti che in Oriente troverà risorse inesauribili e soldati in quantità, mentre in Italia Ottaviano dovrà affrontare un logorante confronto con il senato.

La situazione invece favorisce il più lungimirante Ottaviano. Rimasto a Roma egli ha infatti buon gioco nell’attenuare la diffidenza del senato e nel guadagnarsi i favori dell’opinione pubblica; si atteggia a unico difensore del senato e del popolo romano contro un nemico (Marco Antonio) che si è ormai trasformato in un despota orientale, pronto a trasformare Roma in una monarchia ellenistica.

Marco Antonio e Cleopatra

Marco Antonio, dal canto suo, fa di tutto per confermare queste dicerie. Si è infatti stabilito presso la corte di Cleopatra, alla quale si è legato sentimentalmente, ripudiando Ottavia, sorella di Ottaviano; agisce da vero e proprio monarca, cedendo tra l’altro alla regina pezzi di territorio romano.

Nel 32 a.C. il senato dichiara guerra a Cleopatra e affida il comando della spedizione a Ottaviano, eletto console. Le sorti del conflitto si giocano in una sola battaglia: la battaglia di Azio, sulle coste occidentali della Grecia, nel settembre del 31 a.C.

La flotta di Marco Antonio è completamente sconfitta, anche perché Cleopatra, che comanda il contingente di navi egiziane, nel momento decisivo, anziché entrare in battaglia per dare l’assalto finale alla flotta nemica, fugge seguita da Marco Antonio. I due si rifugiano in Egitto.

La fine

L’anno dopo, mentre Ottaviano è alle porte di Alessandria, a Marco Antonio è portata la falsa notizia che Cleopatra si è suicidata. Egli allora si getta sulla propria spada e muore poco dopo tra le braccia di Cleopatra, che nel frattempo è accorsa vicino a lui (1° agosto del 30 a.C.).

La regina lo segue ben presto nella tomba. Infatti, dopo un vano tentativo di accattivarsi la simpatia di Ottaviano, che rimane insensibile al suo fascino, Cleopatra si suicida facendosi mordere da un serpente velenoso per evitare di essere trascinata nel Trionfo del suo vincitore a Roma.

Il regno d’Egitto è ridotto a provincia, mentre il senato stabilisce per Marco Antonio la damnatio memoriae (è il primo romano ad essere colpito da tale provvedimento).

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