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Commercio delle reliquie e del culto dei santi: quando è nato?

Commercio delle reliquie e del culto dei santi: quando è nato? – Ritornato dal Concilio di Nicea (325 d.C.), Macario, vescovo di Gerusalemme, fece demolire il Campidoglio della città, simbolo imponente del paganesimo e, in quel luogo, l’imperatore Costantino fece costruire la famosa basilica dell’Anàstasis (la Resurrezione, oggi conosciuta con il nome di Basilica del Santo Sepolcro).

Durante i lavori per la costruzione dell’edificio, vennero alla luce alcune tombe private: una di queste fu subito identificata col sepolcro di Gesù.

La madre di Costantino, Elena (la santa Elena dei cristiani) prese a promuovere vere e proprie campagne di scavi archeologici per recuperare le testimonianze materiali, le tracce concrete della vita terrena di Gesù, consolidando la memoria storica del cristianesimo nella terra delle sue origini.

Dopo la tomba, fu rinvenuto quello che si dice essere il «legno della croce»; fu poi la volta della colonna dove il Cristo era stato flagellato, e ancora della pietra dove era stato fatto salire per essere interrogato da Pilato.

L’imperatore Costantino e sua madre Elena inaugurarono allora l’uso dei pellegrinaggi in Palestina, per ripercorrere gli itinerari della vita terrena di Gesù, dalla nascita nella grotta di Betlemme alla crocifissione, morte e resurrezione a Gerusalemme.

Ma i pellegrinaggi erano compiuti anche per raggiungere e venerare le tombe dei martiri. Si riteneva infatti che le tombe dei martiri, e in genere dei santi, fossero un punto d’incontro tra il cielo e la terra, uno spazio dove gli uomini potevano entrare direttamente in contatto con il soprannaturale: il santo, presente presso la tomba, ascoltava le preghiere dei fedeli e intercedeva presso il Signore.

Per avvicinarsi al corpo di un santo era quindi necessario spostarsi, viaggiare, compiere un pellegrinaggio. Ma il viaggio in quei tempi era un’esperienza per pochi. Fu così che il mondo cristiano si ricoprì di reliquie: frammenti di ossa o di altri tessuti organici, oppure oggetti (o frammenti di oggetti) che erano entrati in contatto col corpo dei santi, furono prelevati e trasferiti ovunque, custoditi come gioielli, in cofanetti preziosi.

La convinzione che la semplice vicinanza a un frammento del corpo di un santo, o a un oggetto che era entrato in contatto con un santo, garantisse un rapporto diretto con il sovrannaturale e assicurasse ai fedeli una speciale protezione contro il demonio e i mali dell’esistenza era universalmente diffusa nel mondo cristiano.

Nei primi secoli la Chiesa romana fu contraria al trasferimento e alla manomissione dei corpi dei santi, venerati in basiliche costruite sulle loro tombe. Alle continue richieste di chi desiderava possedere dei resti sacri, le autorità ecclesiastiche rispondevano donando reliquie ex contactu, ossia pezzi di stoffa messi a contatto con le tombe venerate o con oli che ardevano nei santuari. In seguito, nel corso dei secoli, i corpi dei santi (insieme agli oggetti collegati con la loro vita) furono smembrati per essere venerati in luoghi diversi.

Come si ottenevano le reliquie? In tutti i modi possibili: grazie all’amicizia di un vescovo, alla generosità di un potente o dell’imperatore, oppure acquistandola, o ancora rubandola. Il possesso di una reliquia importante dava prestigio a una chiesa, attirava masse di pellegrini, favoriva le elemosine e i lasciti. Questa clientela avida e ansiosa era facile preda dei falsari e degli imbroglioni, che spacciavano come reliquie preziose frammenti prelevati dalle sepolture della gente comune.

Il culto dei santi e delle loro reliquie provocò una grande trasformazione della topografia urbana: in tutte le città pagane infatti veniva rispettato un principio fondamentale: lo spazio dei vivi non doveva essere contaminato da quello dei morti, perché la vicinanza dei cadaveri era considerata nefasta, e per questo vigeva il divieto di seppellire i defunti entro il perimetro urbano. Con il cristianesimo, i corpi dei santi, o le loro reliquie, furono invece deposti nei luoghi centrali delle città, nelle basiliche più importanti, la cui costruzione era aiutata finanziariamente dall’aristocrazia laica che si guadagnava così il “diritto” di essere sepolti il più possibile vicini ai santi. Questa usanza rimase presente almeno fino alla fine del XVIII secolo. Questo privilegio era condannato in modo assai tiepido dalla Chiesa, i cui membri non si esimevano da tale pratica.

Il Codice del Diritto canonico del 1983 proibisce la vendita delle reliquie e ne regola il trasferimento.

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