Fondatore della moderna Biblioteca Vaticana, alla metà del Quattrocento, fu papa Niccolò V (1447-1455). Egli incrementò il fondo vaticano costituito da 350 codici latini, greci ed ebraici, ordinando l’acquisto di manoscritti su tutti i mercati europei e orientali e commissionando la copiatura di molti altri.
Dall’inventario redatto poco dopo la sua morte, nel 1455, e da altre fonti risulta che i codici da lui lasciati furono circa 1500, un totale che rese la raccolta pontificia, in quel momento, la maggiore d’Europa.
Per mettere ordine in questa immensa ricchezza, papa Sisto IV della Rovere diede forma giuridica alla Biblioteca Apostolica Vaticana con la bolla Ad decorem militantis Ecclesiae del 15 giugno 1475. Allo stesso tempo nominò soprintendente della Biblioteca Bartolomeo Sacchi, detto il Platina, personaggio di grande rilievo che si prodigò affinché la Biblioteca Vaticana divenisse un’istituzione pubblica aperta agli studiosi.
L’episodio della nomina dell’umanista è celebrato in questo affresco (370×315 cm) di Mellozzo da Forlì, del 1477, proveniente da uno degli ambienti dell’antica Biblioteca Vaticana e oggi conservato nella Pinacoteca Vaticana.
La Biblioteca contiene oggi: circa 1.500.000 volumi a stampa antichi e moderni; 8300 incunaboli, di cui 65 in pergamena; 150.000 codici manoscritti e carte di archivio; 300.000 monete e medaglie; circa 20.000 oggetti di arte; 80.000 manoscritti.
Tra i pezzi più famosi della Biblioteca c’è il Codex Vaticanus (Codice Vaticano) il più antico manoscritto completo della Bibbia che si conosca.
L’accesso alla Biblioteca è consentito unicamente a docenti e ricercatori universitari. I documenti più antichi infatti per la loro corretta conservazione necessitano di condizioni (temperatura, umidità, esposizione alla luce) stabili e controllate. Pertanto non è possibile una consultazione aperta e libera.