I nomi dei colori derivano da lingue diverse e sono legati alla cultura e alle conoscenze di numerosi popoli. La derivazione di alcuni è latina, quella di altri, invece, è germanica o araba.
La concezione dei colori degli antichi Romani era abbastanza lontana dalla nostra. Per esempio, essi distinguevano la tonalità brillante da quella opaca e indicavano con candidus il bianco lucente; con albus, da cui “albume”, il bianco più spento.
Allo stesso modo, gli antichi Romani, definivano ater il nero cupo; niger, da cui il nome “nero”, quello più luminoso e lucido. Il rosso, colore molto caro ai Romani, veniva classificato addirittura in cinque gradazioni.
Altri nomi di colori, invece, comprendevano una gamma di valori cromatici che appare molto più ampia della nostra: è il caso di caeruleus la cui tonalità poteva variare dal verde al blu intenso.
Il bianco, il grigio, il blu sono di origine germanica; altri nomi di colori sono invece di derivazione araba. Gli Arabi, infatti, attraverso i commerci e le invasioni introdussero in Europa pietre preziose, piante e frutti che erano stati fino ad allora sconosciuti e per i quali fu necessario dare un nome a nuove tonalità cromatiche. Per esempio, essi diffusero la pianta dell’arancio, il cui nome è passato nella nostra lingua a indicare non solo l’albero, ma anche il caratteristico colore del suo frutto.
Hanno etimologia araba anche l’azzurro, il turchino e il turchese, i cui nomi indicavano in origine delle gemme, rispettivamente il lapislazzulo, o pietra azzurra, e il turchese.
Il marrone si deve invece alla parola francese marron, derivata a sua volta da marron, il nome in uso nell’Italia settentrionale per indicare la castagna.