Che cosa accadde in Italia e in Europa nel periodo tra le due guerre mondiali?
Il periodo interbellico compreso tra le due guerre mondiali, tra il 1914 e il 1945, è sicuramente uno dei momenti più oscuri e drammatici della storia del mondo. Esso è scandito dai seguenti principali avvenimenti:
- Prima guerra mondiale (1914-1918);
- Rivoluzione russa (1917);
- Ascesa e caduta del fascismo in Italia (1922-1943);
- Presa del potere del nazismo in Germania (1933);
- Guerra di Spagna (1936-1939);
- Seconda guerra mondiale (1939-1945).
Analizziamo con ordine questi eventi.
La Prima guerra mondiale
Nell’estate del 1914 scoppiò la Prima guerra mondiale. Ben presto, non solo l’Europa ma il mondo intero si trovò impegnato in un conflitto di proporzioni fino allora sconosciute che provocò danni spaventosi. Quando, nel novembre 1918, con la resa della Germania, dell’Austria e della Bulgaria, la guerra ebbe fine, il bilancio apparve terrificante: circa 13.000.000 di morti e 20.000.000 di feriti. L’Italia, che dopo un breve periodo di neutralità, si era schierata dalla parte dell’Inghilterra e della Francia, ebbe 700.000 morti e 1.000.000 di feriti.
La Prima guerra mondiale si concluse l’11 novembre 1918. La Conferenza di Pace di Parigi (18 gennaio 1919 – 21 gennaio 1920) e il Trattato di Versailles definirono i nuovi assetti territoriali europei.
Tra le due guerre mondiali: la Rivoluzione russa
L’impero russo degli zar fu spazzato via, nell’ottobre del 1917, nel pieno del conflitto, dalla Rivoluzione russa guidata da Lenin, che portò al potere i Consigli dei delegati dei lavoratori (Soviet). Nacque così l’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) che, attraverso un grandioso processo di rinnovamento politico, sociale ed economico, abolì la proprietà privata e nazionalizzò le terre e le industrie.
Anche per l’Italia l’immediato dopoguerra fu tutt’altro che tranquillo.
Tra le due guerre mondiali: ascesa e caduta del fascismo in Italia
Alla fine della Prima guerra mondiale il generale malcontento di ampi strati della società italiana venne sfruttato da alcuni uomini politici per rafforzare il loro potere; tra questi si distinse soprattutto Benito Mussolini, che proveniva dalle file del socialismo e si presentò inizialmente come difensore degli interessi della piccola e media borghesia. Il suo movimento, i Fasci di combattimento, si trasformò in un vero e proprio partito (il Partito Nazionale Fascista) nel 1921, con il sostegno della ricca borghesia agraria e industriale, ma alle elezioni non ottenne grande consenso; nonostante questo, riuscì ad ottenere con un atto di forza (la “marcia su Roma”) l’incarico di formare un nuovo governo. A partire da questo momento venne messa in pratica un’azione di propaganda che interessò tutti gli aspetti della vita sociale e si impedì ogni forma di dissenso anche con metodi illegali e violenti (come l’uccisione del deputato socialista Giacomo Matteotti).
Per giungere a un perfetto controllo dell’opinione pubblica e accrescere sempre più il livello di consenso, il regime fascista ritenne indispensabile la limitazione della libertà di espressione e la collaborazione degli intellettuali. L’indottrinamento del popolo italiano (o processo di fascistizzazione) procedette soprattutto attraverso i giornali, il cinema e la radio (i mass-media), ma anche la scuola e l’università vennero coinvolte nella diffusione delle nuove ideologie. La libertà di stampa venne fortemente ridotta e le opere letterarie dovevano sottostare alla censura preventiva prima di essere pubblicate. Per non restare ai margini della vita culturale, gli intellettuali decisero spesso di allinearsi al regime e di collaborare al programma di propaganda, prestando giuramento di fedeltà oppure entrando a far parte dell’Accademia d’Italia. Ma ci furono anche intellettuali che si opposero strenuamente al fascismo: ricordiamo soprattutto Antonio Gramsci e Piero Gobetti, ma anche Benedetto Croce, che fu promotore del Manifesto degli intellettuali antifascisti.
In politica interna si inaugurò un programma protezionistico di sviluppo economico che ebbe come scopo il raggiungimento dell’autarchia. In politica estera venne intrapresa la strada dell’imperialismo che portò alla conquista dell’Etiopia. Per rafforzare il ruolo internazionale dell’Italia, Mussolini decise di stringere alleanza con la Germania di Hitler (Patto di Acciaio) e di prendere parte al Secondo conflitto mondiale a partire dal 1940, con la speranza di una facile vittoria al fianco dei tedeschi. Fu proprio l’esito negativo della guerra a provocare la caduta del regime fascista nel 1943; Mussolini decise di non arrendersi e diede vita alla Repubblica Sociale Italiana con l’appoggio dei nazisti. Soltanto la strenua resistenza dei partigiani e l’intervento degli statunitensi rese possibile la liberazione definitiva della penisola (1945).
Tra le due guerre mondiali: presa del potere del nazismo in Germania
Il modello fascista italiano fu presto esportato anche in altri paesi europei. In Germania, i problemi economici, finanziari e sociali che travagliavano il paese l’indomani della fine della guerra e dell’abdicazione di Guglielmo II (1918), resero possibile nel 1933 l’ascesa di Adolf Hitler che poté contare sull’appoggio compiacente dei magnati dell’industria e di larghe masse di scontenti. La brutalità del suo regime (per un approfondimento leggi Il Nazismo in Germania, nascita e ascesa) giustificata da una presunta superiorità della razza germanica, può essere sintetizzata in due soli dati: l’eliminazione di 6.000.000 di ebrei e di centinaia di migliaia di oppositori o di “diversi” e il suo aggressivo e folle militarismo, che creò le premesse di un nuovo conflitto mondiale (la Seconda guerra mondiale).
Tra le due guerre: Guerra di Spagna (1936-1939)
Nel 1936 il nazismo e il fascismo si trovarono alleati nella lunga e dolorosa Guerra civile spagnola che portò al potere il generalissimo Francisco Franco, emulo di Mussolini e di Hitler e da loro massicciamente aiutato con l’invio di mezzi e di contingenti. Questa guerra può essere considerata la “prova generale” della Seconda guerra mondiale per il massiccio impiego di mezzi militari, per il bombardmento su interi paesi (Guernica) e su masse di civili inermi, e per la capacità di far emergere la coscienza antifascista (per un approfondimento leggi Guerra civile spagnola (1936-1939) riassunto).
Seconda guerra mondiale (1939-1945)
Alla fine degli anni Trenta, il nazismo tedesco scatenò un nuovo conflitto che avrebbe presto assunto dimensioni mondiali (per un approfondimento leggi Seconda guerra mondiale riassunto) . Nella guerra, scoppiata nel 1939, intervenne, nel 1940, anche l’Italia (per un approfondimento leggi Italia nella Seconda guerra mondiale) che si schierò dalla parte della Germania, contro l’Inghilterra e la Francia e, poi, gli Stati Uniti e la Russia. Il conflitto, che fu ancora più terribile della Prima guerra mondiale, durò cinque anni, insanguinando tutta l’Europa ed ebbe fine solo nel 1945, con la resa dell’Italia, della Germania e del Giappone. La resa del Giappone fu determinata da un evento militare del tutto inedito e assolutamente inconcepibile: il massacro di intere popolazioni causato dall’utilizzo, per la prima volta, di due bombe atomiche sulla città di Hiroshima e Nagasaki.
In Italia la guerra determinò la caduta del fascismo. Infatti, il 25 luglio 1943, il re Vittorio Emanule III, nel tentativo di separare le sorti della monarchia e del paese da quelle del regime fascista, licenziò Mussolini. Il nuovo governo italiano firmò nel settembre un armistizio con gli angloamericani (per un approfondimento leggi 8 settembre 1943: Badoglio annuncia la firma dell’armistizio) e mentre i tedeschi occupavano l’Italia centro-settentrionale, le truppe angloamericane inziavano dal sud la liberazione della penisola. Mussolini diede vita alla Repubblica Sociale di Salò, totalmente dipendente dai tedeschi. Intanto, in tutta Italia, le forze democratiche antifasciste si organizzavano per combattere, accanto agli Alleati angloamericani o da sole, per la liberazione del Paese, liberazione che culminò il 25 aprile 1945 con l’insurrezione dell’Italia settentrionale.
Nel prossimo articolo: La letteratura nel ventennio fascista