La Vocazione di San Matteo fa parte del Ciclo di San Matteo del Caravaggio, collocato nella Cappella Contarelli della Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma.
Qui di seguito immagini e descrizione di tutte e tre le opere: la Vocazione di Matteo, il Martirio di San Matteo, San Matteo e l’angelo.
Storia del Ciclo di San Matteo di Caravaggio
Il Ciclo di San Matteo fu commissionato nel 1599 a Caravaggio dagli eredi testamentari del cardinale Mathieu Cointrel, nome poi italianizzato in Matteo Contarelli.
L’artista si mise subito al lavoro e consegnò le due tele con la Vocazione di Matteo e il Martirio di San Matteo tra il 1600 e il 1601. Nel 1602, eseguì la pala d’altare con San Matteo e l’angelo.
Tutte e tre le opere sono collocate nella Chiesa di San Luigi dei Francesi, a Roma, precisamente nella Cappella Contarelli, ultima della navata sinistra entrando nella chiesa. Sul lato sinistro è collocato la Vocazione di Matteo, sul lato destro il Martirio di San Matteo, sopra l’altare San Matteo e l’angelo.
La Vocazione di San Matteo descrizione
La Vocazione di San Matteo è il primo dipinto eseguito dal Caravaggio per una destinazione pubblica.
Il tema di questo dipinto è il potere della Grazia divina che redime i peccatori. In questo caso il peccatore è Matteo. Colui che diverrà uno dei seguaci del Cristo riscuoteva infatti le tasse dagli ebrei, per conto dei dominatori romani in Palestina e non era amato dal popolo.
Matteo viene colpito dalla luce che accompagna l’entrata del Cristo. La luce assurge a simbolo della Grazia divina: non a caso essa proviene non dalla finestra dipinta in alto a destra (che anzi resta del tutto priva di luminosità) ma dalle spalle di Cristo.
Nella Vocazione di Matteo sono ritratti amici e conoscenti di Caravaggio che “recitano” le parti dell’apostolo e dei compagni. Rivoluzionaria è l’idea di ambientare le immagini nella penombra.
L’entrata del Cristo con la mano che indica la scelta del ricco pubblicano Matteo, richiama la Creazione di Adamo di Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina, che Caravaggio avrà certo avuto modo di studiare e apprezzare.
Il Martirio di San Matteo Caravaggio
La tela rappresenta il momento dell’uccisione di San Matteo per mano di un sicario, durante la calebrazione della Messa. La scena è caratterizzata da una grande concitazione: i presenti, colti dallo sgomento, fuggono in modo scomposto mentre un angelo, dall’alto, porge al santo la palma del martirio. Uno solo si ferma a guardare, volgendo uno sguardo pietoso alla scena: Caravaggio vi ha impresso il proprio volto, esprimendo in questo modo una partecipazione profonda.
L’ambiente in cui si svolge la vicenda è appena accennato, identificato essenzialmente dall’altare sullo sfondo.
La luce irrompe nell’ambiente come un lampo improvviso e dà evidenza particolare al sicario. È la luce a dare rilievo ai volumi; e alla luce, inoltre, è affidato il compito di mostrare le espressioni e i gesti degli astanti: lo stupore, l’orrore, la violenza, la paura.
Allo stesso tempo la luce indica un percorso di salvezza. In questo senso essa va interpretata come simbolo della Grazia divina che si rivela agli uomini.
Il Martirio di San Matteo è stato molto modificato dal pittore in corso d’opera. Lo rivelano le radiografie, che confermano come Caravaggio, a differenza degli altri, non preparava le sue opere con disegni preliminari ma dipingeva direttamente sfruttando la capacità “coprente” della tecnica a olio.
San Matteo e l’angelo descrizione
Il soggetto riguardante San Matteo e l’angelo venne realizzato due volte.
La prima versione (un tempo conservata al Museo di Berlino e distrutta nel 1945 nel corso di un bombardamento, sul finire della seconda guerra mondiale), infatti, era stata rifiutata dai committenti perché giudicata priva di decoro, poiché Caravaggio aveva raffigurato il Santo come un povero contadino analfabeta mentre si fa guidare la mano dall’angelo nella stesura del Vangelo.
Nella seconda versione del dipinto, invece, tuttora in loco, San Matteo ispirato da un angelo alle sue spalle (ispirato e non materialmente guidato dall’angelo) ha l’aspetto di una persona colta, istruita, e scrive di suo pugno il Vangelo, mentre l’angelo, con un gesto delle mani, sembra elencargli i fatti che dovrà narrare nel testo.