Il Simbolismo francese: i caratteri principali e i principali esponenti della poetica simbolista (Verlaine, Rimbaud, Mallarmé). Riassunto di Letteratura per capire e memorizzare rapidamente.
Tradizionalmente si fa risalire la nascita del Simbolismo alla pubblicazione su «Le Figaro» del Manifesto del Simbolismo dello scrittore francese Jean Moréas. Era il 18 settembre 1886.
Il Simbolismo si afferma principalmente in Francia, nella seconda metà dell’Ottocento, come movimento interno alla più ampia corrente del Decadentismo europeo. Dominerà il periodo a cavallo tra i due secoli e influenzerà tutta la poesia del Novecento.
Il Simbolismo francese: i caratteri principali
Il Simbolismo francese introduce una vera rivoluzione nel linguaggio poetico. Da un lato elimina la retorica e l’eloquenza largamente presenti nella lirica romantica, dall’altro ripudia la precisione e l’oggettività fredda del classicismo, tutti aspetti riproposti ancora oltre la metà del secolo dai Parnassiani.
Il Simbolismo prosegue sulla linea tracciata da Baudelaire, ricercando una poesia intensamente suggestiva ed evocativa, nella direzione dell’indefinito, dell’impreciso, della musicalità, che tolgono alla parola ogni peso di concretezza realistica e referenziale (Verlaine), oppure una poesia visionaria, onirica, allucinata, che nasce dalla «sregolatezza di tutti i sensi» e vuole attingere alle regioni più profonde e sconosciute del reale, all’ignoto e all’ineffabile (Rimbaud), oppure una poesia fondata sul linguaggio analogico, allusiva, cifrata, densa di simbologie oscure, ai limiti dell’inesprimibile e del silenzio (Mallarmé).
Simbolismo francese: i principali esponenti
I principali esponenti del Simbolismo francese sono Paul Verlaine, Arthur Rimbaud e Stéphane Mallarmé.
Paul Verlaine. Paul Verlaine (1844-1896), nato a Metz, in una famiglia della piccola borghesia, trascorre una vita disordinata, segnata dall’abuso di alcol e da atti di violenza, come l’aggressione nei confronti della madre e il ferimento del giovane amico Rimbaud.
I caratteri della poesia di Verlaine sono sintetizzati nel componimento programmatico l’Arte poetica (1882): la poesia è e deve essere soprattutto musica. Soprattutto, la poesia deve rinunciare a descrivere minutamente la realtà. Il fine della poesia, infatti, è quello di cogliere e di trasmettere le impressioni più vaghe e indefinite, di suggerire emozioni e stati d’animo e di penetrare l’intima essenza delle cose. Questo fine si può realizzare solo attraverso l’assoluta rinuncia a ogni norma letteraria e attraverso l’adozione di accordi lievi, di immagini sfumate e di parole portatrici di molteplici significati, più suggestive ed evocatrici che descrittive.
Sul piano tematico, le raccolte di Verlaine sviluppano alcuni motivi tipici del Decadentismo, quali la «noia» esistenziale, la percezione del presente come decadenza, il senso di impotenza nei confronti della storia, la concezione della poesia come esercizio formale raffinato e prezioso ma inutile.
Arthur Rimbaud. Come la vita di Verlaine, anche quella del “discepolo” e intimo amico Rimbaud (1854-1891) è caratterizzata dalla trasgressione e dall’irrequietudine.
Dopo una breve e intensa stagione creativa (1870-1875), Rimbaud abbandona la letteratura e si trasferisce in Africa, spinto da un radicale rifiuto del mondo borghese. Farà ritorno in Francia, già gravemente ammalato, poco prima di morire.
Da Baudelaire Rimbaud trae la concezione del poeta come «veggente» che si immerge nell’ignoto e nell’irrazionale rifiutando gli schemi mentali e conoscitivi della tradizione. L’esperienza poetica di Rimbaud è tutta segnata da un «lungo, immenso e ragionato disordine di tutti i sensi», come l’autore stesso precisa.
Quello di Rimbaud è, in sostanza, un modo radicalmente nuovo di concepire tanto la poesia quanto la vita stessa, che impone al poeta di attaccare l’odiato perbenismo del mondo che lo circonda, sgretolando la falsa quiete e le positivistiche certezze con la pratica di un linguaggio poetico violento e tracotante.
Il rifiuto, quindi, delle convenzioni sociali e dei valori religiosi, è tradotto nel campo della poesia con lo stravolgimento violento della sintassi e con l’abolizione del significato usuale della parola, che sarà impiegata non più al fine di una comunicazione, ma piuttosto di una evocazione, fino a creare suggestive atmosfere musicali.
È proprio in questo, nella capacità di dar vita al mondo dei sogni in un clima teso e allucinato, che risiede il più grande merito della poesia di Rimbaud.
Stéphane Mallarmé. Mallarmé, (1842-1899) nato a Parigi, soggiorna a lungo in Inghilterra della cui letteratura fu profondo conoscitore. Notevole è anche (e ciò avrà influenza sulla sua poesia) la sua cultura filosofica.
Mallarmé insegna Inglese per svariati anni nei licei francesi, ma la fama gli è data (dopo che già da anni ha pubblicato diversi componimenti poetici) dalla citazione che di lui fa Huysmans nel suo A ritroso del 1884. Da allora Mallarmé è riconosciuto dai contemporanei come caposcuola e principale teorico del Simbolismo.
Con la sua sperimentazione grafica (il rifiuto della versificazione tradizionale e del suo ordine sintattico e grafico: il testo si legge ad esempio su due pagine contemporaneamente) e con la sua concezione della poesia (la poesia si configura come manifestazione di un bisogno di assoluto e di verità destinato a rimanere inappagato per la presenza del «caso», ossia per l’irrazionalità del reale), a Mallarmé va il merito di aver aperto la strada a molte esperienze letterarie del Novecento, tra cui il Futurismo e l’Ermetismo.