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Il gelsomino notturno di Pascoli. Analisi e commento

Il gelsomino notturno di Pascoli. Ve ne diamo il testo, la parafrasi, le figure retoriche, l’analisi e il commento.

Il gelsomino notturno di Pascoli: il testo

E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso a’ miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.

Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi;
come gli occhi sotto le ciglia.

Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.

Un’ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolìo di stelle.

Per tutta la notte s’esala
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento…

È l’alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.

Il gelsomino notturno di Pascoli: la parafrasi e le figure retoriche

E si aprono i fiori notturni [: i gelsomini], nell’ora [: il tramonto] in cui penso ai miei cari [: morti]. Sono apparse in mezzo ai viburni [: piante dai grossi fiori bianchi dette anche per questo “palle di neve”] le farfalle crepuscolari [: sono le falene, ovvero quelle farfalle che compaiono al crepuscolo].

Già da un bel po’ sono cessate le voci rumorose del giorno: soltanto là, in una casa si parla piano [: l’uso del contenente («una casa») per il contenuto (le persone che vi abitano) è una metonimia. Il verbo «bisbiglia» riproduce fonicamente i brusii leggeri nel silenzio notturno (onomatopea)]. Gli uccelli nei nidi dormono con il capo sotto l’ala, così come gli «occhi» degli uomini dormono sotto le palpebreciglia») [: come al v. 6 il contenente («nido») indica il contenuto («gli uccellini») – metonimia -. Il doppio rapporto di affinità stabilito tra «ali» e «ciglia» e tra “uccellini” (i «nidi») e «occhi» è in questo caso dichiarato esplicitamente e introdotto dalla congiunzione «come» (similitudine)].

Dalle corolle dei fiori aperte emana e si diffonde l’odore di fragole rosse [:il profumo che emana dalla corolla del gelsomino richiama al Pascoli quello delle fragole. La contaminazione di sfere sensoriali diverse, in questo caso quella olfattiva («odore») e quella visiva («rosse»), dà luogo ad una sinestesia]. Una lampada è accesa là nella sala della casa. Cresce l’erba sopra le tombe [: dove sono sepolti i cari del poeta].

Un’ape in ritardo sussurra trovando già occupate le celle dell’alveare [: l’immagine dell’ape, che, attardatasi, rimane esclusa dall’alveare, allude a Pascoli, che spesso ha osservato lo svolgersi della vita senza parteciparvi attivamente (metafora)]. La costellazione delle Pleiadi attraversa il cielo con il suo scintillio di stelle [: come scrive lo stesso Pascoli, Chioccetta è il «nome contadino delle Pleiadi». La definizione «aia azzurra» per cielo e il sostantivo «pigolìo» alludono all’immagine che la forma della costellazione, insieme con la sua denominazione popolare, suscita nel poeta: quella di una gallina seguita da una covata di pulcini (metafora). L’espressione «pigolìo di stelle» presenta inoltre una contaminazione delle sfere sensoriali acustica e visiva (sinestesia) che suggerisce il confronto tra i tremuli bagliori delle stelle e il pigolio acuto e insieme incerto dei pulcini].

Durante tutta la notte si diffonde l’odore dei fiori che passa con il vento. La lampada accesa passa su per la scala della casa; brilla al primo piano: infine si è spenta… [: i puntini di sospensione in fine verso stanno a indicare la reticenza del poeta di fronte all’intimità dell’esperienza sessuale].

È l’alba, si chiudono i petali un poco sgualciti; dentro l’ovario del fiore umido e nascosto si matura non so quale felicità nuova [: la poesia si conclude sulla trepida e delicata allusione al rinnovarsi della vita; tale promessa riguarda anche l’atto creativo degli sposi].

Il gelsomino notturno di Pascoli: analisi e commento

La poesia fu composta per le nozze dell’amico Gabriele Briganti ed uscì in forma di opuscolo nel 1901, poi fu raccolta nei Canti di Castelvecchio (1903).
Il componimento rappresenta uno dei grandi esempi del simbolismo pascoliano.
Il testo è composto da sei quartine di novenari. I quattro novenari di ogni strofa sono sempre divisi in coppie il cui accento ritmico si sussegue con simmetrica regolarità. Osserva:

E s’àprono i fiòri nottùrni, (2ª – 5ª – 8ª)
nell’òra che pénso a’ miei càri. (2ª – 5ª – 8ª)
Sono appàrse in mèzzo ai vibùrni (3ª – 5ª – 8ª)
le farfàlle crépuscolàri. (3ª – 5ª – 8ª)

Le rime alternate ABAB mettono in collegamento le due coppie di versi. Una rima ipermetra si riscontra tra i versi 21 e 23, in cui la parola sdrucciola «petali» (ha in più la sillaba –li) rima con «segreta».

Va inoltre rilevato il ricorso (già analizzato qui sopra durante lo svolgimento della parafrasi):

  • alla paratassi (procedimento sintattico consistente nel coordinare fra loro le proposizioni di un discorso, senza utilizzare alcuna congiunzione);
  • alla tecnica dell’analogia (consiste nello stabilire rapporti inediti tra immaagini diverse e prive di qualsiasi apparente legame logico);
  • allo stile nominale, che privilegia l’uso di sostantivi e aggettivi rispetto a quello dei verbi;
  • a onomatopee (riproduzione fonica delle immagini): v. 6 e v. 13;
  • a sinestesie (contaminazione di sfere sensoriali diverse per riprodurre una percezione): v. 10 e v. 16;
  • a metafore: v. 4, v. 13, v. 15-16.

Il tema di fondo della poesia è la fecondazione della sposa, nella prima notte di nozze. Parallelamente, e coerentemente con la poetica del Simbolismo, il mondo della natura viene umanizzato: nella quarta strofa, per esempio, l’ape patisce umanamente l’esclusione, le pleiadi sono come una gallina nell’aia.

Tre sono i nuclei fondamentali di questa poesia: sessualità, morte, esclusione.

Il primo è quello più largamente presente: decisiva è soprattutto l’immagine del fiore che apre il calice esalando il profumo di fragole, trasportato dal vento nella notte, e che si chiude infine all’alba con i petali «un poco gualciti»; ma all’incontro sessuale dei due sposi alludono anche il bisbigliare nella casa (v. 6) e la luce che sale al primo piano e si spegne (vv. 19-20).

Al tema funebre alludono le «farfalle crepuscolari» (v. 4), il pensiero rivolto ai parenti morti (v. 2) e l’immagine dell’erba che cresce sulle tombe (v. 12).

Infine il tema dell’esclusione è richiamato dall’immagine dell’ape che, giunta tardi all’alveare, trova le celle occupate e resta esclusa. Questa immagine allude al poeta, che spesso ha osservato lo svolgersi della vita senza parteciparvi attivamente. È Giovanni Pascoli l’«ape tardiva» che è rimasta esclusa dall’alveare e si aggira nella sua desolata solitudine.

 

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