Le consonanti della Lingua italiana: come evitare gli errori
Le lettere dell’alfabeto della Lingua italiana si suddividono in 5 vocali e 16 consonanti.
Qui di seguito ti presentiamo le consonanti della Lingua italiana: la loro classificazione e le indicazioni pratiche e utili per evitare errori di ortografia (cioè di scrittura) e di ortoepìa (cioè di pronuncia).
Le consonanti sono suoni pronunciati con la bocca chiusa o semichiusa. Mentre le vocali possono costituire una sillaba da sole (a-la), le consonanti fanno sillaba solo se unite alle vocali (ca-sa, fab-bri-ca, rot-to).
In base agli organi fonatori che muoviamo o al punto in cui le articoliamo, le consonanti si dividono in:
labiali | sono articolate con le labbra | p, b, m |
labiodentali | sono articolate con il labbro inferiore appoggiato ai denti superiori | f, v |
alveolari | sono articolate con la punta della lingua | l, r, s, z |
dentali | la lingua si appoggia ai denti anteriori | d, t, n |
palatali | la lingua si appoggia al palato | c e g dolci |
gutturali o velari | la lingua si appoggia verso la gola | c e g dure e la q |
Attenzione! Osserva
Le indicazioni che seguono ti saranno d’aiuto per evitare errori di ortografia o di ortoepìa, cioè di scrittura o di pronuncia.
- Le consonanti c e g hanno due suoni diversi:
- un suono dolce o palatale:
– davanti alle vocali e, i: cena, cima, accesso, piccino, gesto, giro, legge, muggito;
- un suono duro o velare o gutturale:
– davanti alle vocali a, o, u: casa, costo, cubo, tacco, gara, gola, gusto, agguato;
– davanti a un’altra consonante: crema, declamare, scrollare;
– in fine di parola: tic-tac, bloc-notes;
– davanti alla consonante muta h seguita dalle vocali e ed i: che, chiaro, tarchiato, ghiotto, margherita, ghermire.
2. L’uso della consonante q
La consonante q è sempre seguita da u + vocale: quadro, questo, squalo, quindi, quotidiano, inquieto. Il suono qu è molto simile al suono cu: iniquo e proficuo, per cui spesso nascono dei dubbi. In questi casi ricorrete al dizionario.
3. Anche le consonanti s e z hanno due suoni. In particolare:
- la s ha un suono dolce o sonoro:
– quando è seguita da b, d, g, l, m, n, r, v: sbandare, disdire, sgusciare;
– quando si trova tra due vocali: viso, esame;
– nelle parole in -asi, -esi, -osi: stasi, genesi, nevrosi; - la s, invece, ha suono aspro o sordo:
– all’inizio di parola quando è seguita da vocale: sapore, sale;
– quando è seguita da c, p, t, f, q: scale, spada, sfera;
– se è preceduta da una consonante: polso, borsa;
– quando è doppia: rosso, disse; - la z ha suono dolce o sonoro:
– all’inizio di parola: zeta, zeffiro;
– quando è tra due vocali: azoto, azalee;
– nei suffissi -izzare, -izzazione: nazionalizzare, nazionalizzazione; - la z, invece, ha suono aspro o sordo:
– quando è seguita dai gruppi ia, ie, io: grazia, lezione;
– quando è doppia: piazza, ruzzolare;
– nelle parole terminanti in -anza, -enza: costanza, frequenza.
3. L’uso delle labiali p e b
Davanti alle labiali p e b si usa sempre m e mai n: bambola, campo, gamba, imporre, comportarsi. Fanno eccezione alcuni composti di bene: benpensante, benparlante ecc.
4. Sull’uso delle consonanti doppie leggi Consonanti doppie: semplici regole per non sbagliare