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Diomede nel Mito e nella Divina Commedia

Diomede è uno degli eroi achei più noti dell’Iliade che partecipano alla guerra di Troia.

Il mito di Diomede

Egli è il figlio di Tideo, uno dei Sette re che, alleati di Polinice figlio di Edipo, hanno guidato i loro sette eserciti contro Tebe nel tentativo di restituire la città a Polinice, spodestato dal fratello Eteòcle.

Tideo è ucciso durante l’assedio alla città, ma tutta l’impresa si rivela un disastro; Adrasto, unico sopravvissuto tra i comandanti, riesce a mettersi in salvo fuggendo sul suo cavallo alato. Dopo dieci anni egli guida contro Tebe i figli dei Sette, gli Epigoni, gli eroi che devono vendicare i loro padri. Tra esso c’è il giovane Diomede. L’assalto alla città è questa volta vittorioso, ma nello scontro muore il figlio di Adrasto, che a sua volta muore per il dolore.

Diomede succede al nonno materno, sposa la cugina Egialea e diventa re di Argo. In questa veste conduce alla guerra di Troia ottanta navi di guerrieri dell’Argolide. Durante la guerra si distingue come il più forte dei condottieri greci dopo Achille. Compagno prediletto di Ulisse/Odisseo, compie insieme a lui una serie di imprese rischiose.

Il furto del Palladio

La più famosa tra queste imprese è il furto del Palladio, una statua che rappresenta Pallade Atena.

Eleno, l’indovino figlio di Priamo, ha rivelato che essa ha la virtù di garantire l’integrità della città che la possiede, e che quindi Troia sarà salva finché il Palladio rimarrà in suo possesso.

Diomede nella Divina Commedia

Il furto del Palladio, impresa in cui risaltano non solo il coraggio ma anche la perfidia dei due eroi e la loro capacità di ordire inganni, costituisce uno dei motivi per cui Dante colloca Ulisse e Diomede nel Canto XXVI dell’Inferno (nell’ottava bolgia del cerchio dei fraudolenti).

Essi sono racchiusi in una fiammella a due lingue, condannati insieme per l’eternità come insieme hanno compiuto imprese malvagie.

Il ritorno in patria di Diomede

Dopo la conquista di Troia, Diomede fa ritorno in patria. Qui trova amare sorprese. La moglie infatti è stata spinta all’infedeltà da Afrodite, che ha così voluto vendicarsi per la ferita che l’eroe le ha inferto sul campo di battaglia; inoltre il suo diritto al trono è contestato dai cugini.

Il nuovo viaggio per mare e la morte

Insieme con i compagni più fidati allora Diomede si va per mare ed erra nel Mediterraneo in cerca di una nuova patria. Finalmente, giunge sulle coste dell’Italia meridionale e precisamente in Apulia (Puglia); sposa la figlia del re Dauno e fonda il regno di Daunia.

Nell’Italia meridionale, dopo la morte, Diomede riceve grandi onori e diverse città gli tributano forme di culto con sacrifici e processioni.

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