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Il viaggio di Dante nei tre regni

Il viaggio di Dante narrato nella Divina Commedia ha inizio nella sera del Giovedì Santo del 7 aprile del 1300 (è l’anno del primo Giubileo indetto da papa Bonifacio VIII).

Dante Alighieri, senza sapere come, si perde in una “selva oscura” (simboleggia il peccato): ha inizio il suo viaggio immaginario narrato nella Commedia.

Durante questo viaggio, della durata di 7 giorni, Dante attraverserà i tre regni ultraterreni dell’Inferno, del Purgatorio, del Paradiso.

Dante Alighieri tenta di uscire dalla selva per salire su un colle illuminato dal sole (allegoria della vita virtuosa illuminata dalla Grazia). Al suo cammino però si frappongono prima una lonza (allegoria del peccato di lussuria); poi un leone (allegoria del peccato di superbia); infine una lupa famelica (allegoria del peccato di avidità).

Spaventato, Dante indietreggia, ma improvvisamente appare un’ombra: è l’anima del poeta latino Virgilio (simbolo della ragione umana) autore dell’Eneide. Dante lo ha sempre ammirato come proprio maestro e ora invoca il suo aiuto.

Virgilio spiega a Dante che per vincere la lupa occorrerà un veltro, e cioè un cane da caccia ben addestrato e veloce.

La lupa simboleggia l’avidità, un peccato particolarmene detestato da Dante, perché è causa essenziale della corruzione ecclesiastica, e dell’allontanamento della Chiesa dalla sua pura missione spirituale e dalla povertà evangelica.

Il veltro invece allude all’avvento sperato di un riformatore. Questi rinnoverà gli istituti ecclesiastici e civili e ristabilirà fra gli uomini la purezza dei costumi evangelici, la giustizia e la pace.

Virgilio condurrà Dante attraverso l’Inferno e il Purgatorio, per affidarlo poi a Beatrice.

Beatrice è la giovane donna amata e celebrata da Dante nella Vita nuova e ora simbolo della Grazia divina. Lo guiderà attraverso i nove Cieli del Paradiso fino all’Empireo, sede di Dio.

Sarà, infine, san Bernardo di Chiaravalle ad accompagnare Dante dinanzi alla contemplazione di Dio.

I due poeti iniziano così il loro viaggio.

L’aggettivo Divina

L’aggettivo “Divina” (da cui Divina Commedia) fu aggiunto dal letterato Ludovico Dolce, vissuto nel XVI secolo, che trasse ispirazione da un entusiastico commento di Giovanni Boccaccio all’opera di Dante nel Trattatello in laude di Dante.

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