La Venere di Milo è una delle più celebri statue dell’arte ellenistica. Realizzata da Alessandro di Antiochia nel II secolo a.C., è stata rinvenuta in tre pezzi (busto, parte panneggiata, parte superiore dei capelli), da un contadino, l’8 aprile del 1820 a Milos, un’isola del Mar Egeo, priva delle braccia e del basamento originale.
La statua è in marmo pario ed è alta 202 cm. Dal 1821 è esposta al Museo del Louvre a Parigi, perché donata al re di Francia Luigi XVIII, che a sua volta la offrì al museo, chiedendo di non restaurarla.
La Venere di Milo è nota anche come l’Afrodite di Milo perché è stata identificata con la dea Afrodite, da sempre simbolo della bellezza e dell’amore. È tra le statue più famose al mondo, che ha ispirato molti grandi artisti, come Eugène Delacroix, per la sua opera La libertà che guida il popolo e Salvador Dalì, che ne ha proposto una sua personale rivisitazione (La Venere a cassetti).
Venere di Milo descrizione
Sinuosa e sensuale, per quanto priva di molte parti, per alcuni si tratta della rappresentazione della dea Venere nel momento in cui sta donando la mela a Paride, che secondo il mito, l’ha eletta la dea più bella (Il pomo della discordia e il giudizio di Paride). Tale interpretazione ben si accorderebbe con il nome dell’isola dove è stata ritrovata (milos, in lingua greca, significa infatti “mela”). Del resto, alcuni frammenti di un avambraccio e di una mano recante una mela sono stati ritrovati vicino alla statua stessa.
La testa è leggermente girata da un lato; i capelli sono raccolti. Gli ampi fianchi fecondi sono parzialmente coperti da un morbido panneggio che scende fino ai piedi, velando anche la gamba sinistra. Questa si piega leggermente in avanti, dando all’intera figura il senso del movimento.