Gli ordini mendicanti nascono agli inizi del XIII secolo allorché la Chiesa si trova a combattere contro i movimenti ereticali che denunciano la corruzione del clero.
Attraverso il Tribunale dell’Inquisizione gli eretici sono ricercati, processati e, a volte, giustiziati. Intanto sorgono due nuovi ordini religiosi che rappresentano per la Chiesa cattolica un momento di grande rinnovamento: l’Ordine dei francescani e l’Ordine dei domenicani.
Entrambi gli Ordini mendicanti, domenicani e francescani, ribaltono la concezione della vita monastica, separata dal mondo, chiusa nella contemplazione e nella preghiera, e interviene in maniera attiva nella vita cittadina in età medievale. In poco tempo conventi domenicani e conventi francescani sorgono in quasi tutte le più importanti città italiane ed europee.
L’ordine domenicano
L’Ordine domenicano è fondato dallo spagnolo Domenico de Guzmán (1170 circa – 1221) e riconosciuto da papa Onorio III nel 1216.
Domenico è stato tra gli albigesi e ha cercato di convertirli tramite la predicazione. Da questa esperienza diretta ha tratto la convinzione che solo l’arma della persuasione e della battaglia teorico-religiosa può sconfiggere i movimenti di protesta.
I domenicani sono perciò soprattutto frati predicatori, esperti del contraddittorio con gli eretici e perciò profondi conoscitori e talora veri e propri maestri della dottrina e della teologia. Sono attivi infatti anche nelle Università, come professori di quest’ultima disciplina. Tommaso d’Aquino, professore all’Università di Parigi, sarà, nella seconda metà del Duecento, il maggior teorico dei domenicani.
L’ordine francescano
Più difficile è invece l’integrazione dell’Ordine francescano.
I francescani svolgono la loro attività a diretto contatto con il popolo, nelle città e nelle campagne; si ispirano alla vita di Cristo (cercando di imitarla in ogni comportamento pratico), e agli ideali di povertà, di carità e di umiltà. Ciò provoca sospetti e resistenze nelle gerarchie ecclesiastiche.
Francesco sostiene che i membri della comuntà, all’inizio tutti laici come lui, devono vivere del proprio lavoro senza possedere beni materiali. È proibito anche il possesso dei libri. La semplicità e l’ingenuità fanno parte dell’ideologia francescana che è caratterizzata, soprattutto all’inizio, da un forte intellettualismo.
La regola di Francesco dovrà subire trasformazioni e lasciar cadere gli aspetti più rigidi (l’obbligo del lavoro, per esempio, sarà sostituito da quello di vivere di elemosina, mentre anche il principio di eguaglianza sarà abbandonato) per essere accettata dalla Chiesa; il che accadrà nel 1224 da parte di Onorio III.
Dopo la morte di Francesco i suoi seguaci si dividono: da una parte gli spirituali, influenzati dal pensiero di Gioacchino da Fiore, dall’altra i conventuali. I primi vogliono restare fedeli alla Regola originaria conservandone tutto il rigore (una parte di questi, i “fraticelli”, si scontra apertamente con la Chiesa, saranno accusati di eresia e perseguitati); i secondi ne accettano le attenuazioni e propugnano l’istituzionalizzazione dell’Ordine.
L’esperienza francescana coinvolge presto anche donne (per le quali è fondato il Secondo Ordine delle clarisse) e i laici (il Terzo Ordine, aperto a chi non è ancora chierico).
Il rinnovamento religioso
Con l’ufficializzazione degli Ordini mendicanti domenicano e francescano si avvia una vasta opera di rinnovamento religioso che tocca ogni aspetto della cultura. Rifioriscono gli studi di teologia, di filosofia e di mistica.
La diffusione delle opere del filosofo greco Aristotele pone la cristianità dinanzi al problema di conciliare il rapporto tra la verità naturale, comprensibile con il solo aiuto della ragione umana, e la verità soprannaturale, per la quale è fondamentale la Rivelazione divina.
I seguaci di Francesco, pur accettando qualche affermazione aristotelica, rimangono fedeli al pensiero tradizionale, soprattutto a quello dichiarato nelle opere di Agostino.
Distinguono questa attività della ragione umana dal campo della teologia, basata sulla Rivelazione, che non può essere spiegata, ma deve essere accettata come tale, secondo l’insegnamento soprattutto di Tommaso d’Aquino.