Dal castrum militare alla città romana
Gran parte delle città fondate dai Romani nel loro processo di conquista deriva dal castrum, l’accampamento militare romano: una volta conclusa la campagna militare, questo veniva gradualmente abitato, iniziando dai legionari veterani.
I Romani sceglievano con cura i luoghi, in genere zone pianeggianti e vicine alle grandi vie di comunicazione per facilitare spostamenti di uomini e merci.
La città romana aveva forma quadrata o rettangolare; al suo interno, due strade perpendicolari collegavano le quattro porte: la via Praetoria, con direzione da est a ovest, era il decumano, e la via Principalis, da nord a sud, era il cardo.
All’incrocio tra cardo e decumano, là dove durante la campagna militare si trovavano le residenze dei comandanti, si apriva l’area dei Fori. Nei Fori si svolgevano le principali attività pubbliche: nelle basiliche veniva amministrata la giustizia; c’erano poi i templi, le aree di mercato dove si praticava il commercio. I Fori erano quotidianamente animati: la gente vi si riuniva per assistere a cortei e cerimonie, per scambiare merci o, più semplicemnete, per incontrarsi e chiacchierare.
Una trama di strade rettilinee e ortogonali definiva gli isolati. Al loro interno erano edificate le case signorili, le domus, e gli edifici popolari, a più piani, le insulae.
I Romani (coloro che potevano permetterselo) trascorrevano molto tempo alle terme; si divertivano a guardare le corse di bighe allestite nei circhi e amavano assistere ai combattimenti tra gladiatori o tra uomini e belve feroci, all’interno dell’anfiteatro.
Le città romane di nuova e vecchia fondazione si dotarono, nel tempo, di tutte le strutture necessarie alla vita di tante persone: porti, per garantire i rifornimenti; strade e ponti, che servivano per agevolare i collegamenti con le province più lontane; acquedotti, fontane e fognature per rifornire d’acqua le città e garantirne l’igiene.
Il governo delle città e del loro territorio era affidato ai curiali o decurioni. L’accesso a questa carica era aperto a tutti coloro che possedevano una ricchezza di media entità. Essi componevano la curia, il «consiglio» della città, una specie di senato locale: il loro numero variava da alcune decine ad alcune centinaia, in rapporto alle dimensioni della città. Il consiglio amministrava le finanze pubbliche, dirigeva la vita religiosa collettiva, nominava i magistrati, si occupava dell’ordine pubblico, degli approvvigionamenti e dei mercati.
Le città romane non erano tutte uguali dal punto di vista della condizione giuridica e dei privilegi di cui godevano. Vi era una gerarchia, che vedeva al suo gradino più basso le città “peregrine” (civitates peregrinae), cioè straniere (non romane) sottomesse alla legge di Roma e soggette a forti imposte (sui beni mobili e immobili e per ogni abitante adulto). Alcune città peregrine erano però classificate come libere, il che le esentava dal controllo di Roma e da alcuni tributi; altre ancora, considerate alleate, godevano di una quasi completa autonomia.
Gli abitanti delle città peregrine non avevano la cittadinanza romana (potevano però ottenerla a titolo individuale per meriti particolari). Questo le differenziava dalle due forme maggiormente privilegiate di città: i municipi, le cui classi dirigenti (quindi non tutta la popolazione) erano ammesse alla cittadinanza romana, e le colonie, cioè le città fondate ex novo da cittadini romani, civili o militari, che erano considerate un’estensione di Roma.
Queste distinzioni persero gran parte del loro significato dopo l’Editto di Caracalla del 212 d.C., che estese la cittadinanza a tutti gli abitanti delle province: ma di queste differenze, nei primi due secoli di vita dell’Impero, il potere romano si servì abilmente per premiare o punire, declassare o promuovere questa o quella città romana a seconda della convenienza politica, della lealtà, dell’affidabilità. Era perciò di massima importanza per i governanti locali, conquistare e mantenere il favore del principe.
Fra le città italiane che conservano ben visibili tracce di epoca romana, ricordiamo Aosta, Pavia, Trieste, Torino, Verona, Brescia, Fano; in Europa: Pola, Arles, Nîmes, Orange, Treviri.