L’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. riassunto di Storia schematico e scorrevole per conoscere e memorizzare rapidamente
La prima vera e grande sciagura la città di Pompei la visse con il terremoto del 62 d.C. che provocò numerosi danni e crolli. I cittadini superstiti riuscirono ben presto a riattivare le attività industriali e commerciali e a ricostruire la città semidistrutta.
I pompeiani stavano provvedendo ad ultimare e ad ampliare i templi quando improvvisamente sopraggiunse la seconda e irreparabile sciagura: Il Vesuvio, da secoli considerato un vulcano spento e quindi ricco di vigneti e di ville rustiche e di residenze sontuose, il 24 agosto del 79 d.C. (per i naturalisti il 24 novembre¹) si ridestò improvvisamente ed esplose con una potenza inesorabilmente distruttrice. Un diluvio di lapilli e scorie incandescenti si riversò sulla città. Nel buio completo la scena apocalittica è esaltata da fulmini, terremoti e maremoti. Crollarono mura e tetti e poi un’ondata di cenere mista ad acqua cancellò ogni forma di vita. I pochi superstiti che cercarono scampo verso Stabia e Nocera vennero raggiunti e uccisi dai gas velenosi che si propagarono ovunque. Questo inferno durò tre giorni e poi silenzio.
Plinio il Giovane (61- 113 d.C.) ne diede una descrizione impressionante in una lettera indirizzata allo storico latino Tacito, scritta trent’anni dopo l’accaduto, raccontando anche la fine tragica dello zio Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), naturalista e scienziato, autore della grande Storia naturale.
Plinio il Vecchio, prefetto navale quando l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. distrusse le città di Pompei, Ercolano e Stabia, guidò una squadra navale al soccorso della popolazione, ma morì nell’impresa:
Caro Tacito, mi chiedi di narrarti la fine di mio zio, per poterla tramandare ai posteri con maggiore esattezza. E te ne sono grato: giacché prevedo che la sua fine, se narrata da te, è destinata a gloria non peritura.
Egli era a Miseno² e comandava la flotta in persona. Il nono giorno prima delle calende di settembre, verso l’ora settima³, mia madre lo avverte che si scorge una nube insolita per vastità e aspetto […] la cui forma nessun albero avrebbe espresso meglio di un pino. Da persona erudita qual era, gli parve che quel fenomeno dovesse essere osservato meglio e più da vicino. Si affretta là donde gli altri fuggono, così privo di paura da dettare e descrivere ogni fenomeno di quel terribile flagello, ogni aspetto, come si presenta ai suoi occhi. Già la cenere cadeva sulle navi, tanto più alta e densa quanto più si approssimava; gia cadevano della pomice e dei ciottoli anneriti, cotti e frantumati dal fuoco […]. Frattanto dal monte Vesuvio in parecchi punti risplendevano larghissime fiamme e vasti incendi, il cui chiarore e la cui luce erano resi più vivi dalle tenebre notturne.
Plinio il Giovane, Epistole
Grazie a tecniche speciali, gli archeologi hanno portato alla luce le testimonianze dei drammatici momenti dell’eruzione del Vesuvio del 79 attraverso le impronte dei corpi delle vittime sepolte da lava e lapilli, uccise nei crolli e negli incendi, asfissiate dai gas. Sommersa da metri di cenere, la città si spense in un solo giorno, e restò sepolta per circa sedici secoli. Quando nel XVIII secolo, cominciarono i primi scavi archeologici, si rivelò uno scenario unico al mondo: un’intera città romana di medie dimensoni del I secolo d.C.
¹ La data dell’eruzione del Vesuvio, 24 agosto del 79 d.C., era stata accettata come sicura fino ad oggi, ma ritrovamenti archeologici fanno supporre che essa sia avvenuta in autunno, probabilmente il 24 novembre di quell’anno. Durante recenti scavi archeologici, infatti, sono stati ritrovati frutta secca carbonizzata, bracieri usati per il riscaldamento, mosto in fase di invecchiamento trovato ancora sigillato nei contenitori e, soprattutto, il ritrovamento di una moneta che riferisce della quindicesima acclamazione di Tito a imperatore, avvenuta dopo l’8 settembre del 79 d.C.
² Miseno: capo Miseno, promontorio del golfo di Napoli, dove si trovava un’importante base navale romana.
³ nono giorno… ora settima: il 24 agosto, a mezzogiorno.