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Seconda guerra d’indipendenza riassunto schematico

La Seconda guerra d’indipendenza italiana è combattuta dalla Francia e dal Regno di Sardegna contro l’Austria dal 27 aprile 1859 al 12 luglio 1859.

Gli accordi di Plombières

Per scacciare gli austriaci dall’Italia, Cavour ha bisogno dell’appoggio della Francia.

Il 21 luglio 1858 Cavour e Napoleone III stringono gli Accordi di Plombières (per un approfondimento leggi 21 luglio 1858: gli Accordi di Plombières). Napoleone III promette l’intervento francese in Italia in cambio di Nizza e della Savoia se l’Austria compirà il primo atto di guerra.

Cavour fa il possibile perché salga la tensione con l’Austria: manovre militari al confine e l’armamento di corpi volontari, i Cacciatori delle Alpi comandati da Giuseppe Garibaldi e inquadrati nell’esercito sabaudo.

La seconda guerra indipendenza

L’Austria cade nella trappola: il 23 aprile 1859 invia un secco ultimatum al Piemonte. Cavour lo respinge e il 27 aprile 1859 scoppia la Seconda guerra d’indipendenza.

I francesi e i piemontesi vincono gli austriaci a Palestro, il 30 maggio, a Magenta, il 4 giugno, e nelle due contemporanee, sanguinosissime battaglie di Solferino e San Martino (24 giugno).

Intanto Giuseppe Garibaldi col suo corpo di volontari liberava Brescia, Bergamo, Como e Varese.

Sull’onda di queste vittorie, liberali e democratici di Emilia e Toscana cacciano i loro sovrani e disarmano le truppe del papa in alcune città dello Stato pontificio.

Napoleone III impone l’armistizio

Napoleone III è premuto dai conservatori e dal clero di Francia che non tollerano che si tocchino i possedimenti del papa e dall’opinione pubblica francese che protesta per i costi in denaro e in vite umane di una guerra da cui non trae grandi vantaggi concreti.

Decide quindi di interrompere la guerra e propone agli austriaci un armistizio.

L’armistizio di Villafranca

L’armistizio di Villafranca, presso Verona, è firmato l’11 luglio 1859.

Con l’armistizio di Villafranca, l’Austria rinuncia alla Lombardia e la cede alla Francia che la «girerà» poi al Piemonte, mantenendo il Veneto e le fortezze di Mantova e Peschiera.

Per il resto d’Italia, l’armistizio prevede il ripristino della situazione precedente allo scoppio della Seconda guerra d’indipendenza.

L’armistizio di Villafranca suscita un’ondata di sdegno; Cavour infuriato dà le dimissioni.

Cavour ritorna al governo

Nel 1860 Cavour accetta di tornare al governo. Cede a Napoleone III Nizza e la Savoia, sebbene la Francia non abbia portato a termine la guerra, purché si disinteressi dei fatti interni italiani; incita inoltre le popolazioni insorte in Emilia-Romagna e in Toscana a indire una serie di plebisciti.

Così fanno e, dopo una serie di sollevazioni, queste regioni passano al Regno di Sardegna.

Sull’onda dei successi conseguiti, i democratici, in netto contrasto con la politica di Cavour, decidono di liberare la Sicilia. Garibaldi accetta di guidare l’impresa che dalla Sicilia risalga la penisola per liberarla promettendo, nel contempo, fedeltà alla monarchia. Per un approfondimento leggi Dalla spedizione dei Mille all’Unità d’Italia

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