Il Morgante è l’opera principale di Luigi Pulci (1432-1484). Nel 1478 venne pubblicata la prima edizione in 23 cantari¹, seguita nel 1483 dall’edizione completa in 28 cantari.
Morgante di Luigi Pulci: la prima edizione in 23 cantari del 1478
I primi 23 cantari, iniziati verso il 1461 e pubblicati nel 1478, non hanno una struttura regolare e seguono da vicino la trama di due cantari popolari, l’Orlando e la Spagna. L’azione del poema nasce e si esaurisce a ogni episodio; la trama non è rigorosa e procede per improvvisi colpi di scena, con un legame assai tenue fra un episodio e l’altro. Inoltre, si ricorre spesso a miracoli e ad avvenimenti magici, con un gusto del meraviglioso e dello spettacolare in cui si mescolano tradizioni medievali e nuova attenzione rinascimentale per la magia e le arti occulte.
La trama – Orlando, calunniato da Gano, lascia sdegnato Parigi e si dirige verso la terra dei pagani (Pagania). Durante il viaggio libera un’abbazia minacciata da tre giganti: ne uccide due, mentre il terzo, un gigante buono e ingenuo di nome Morgante, si converte alla religione cristiana e diventa il suo scudiero.
Orlando riparte per l’Oriente in compagnia di Morgante. I due compiono varie imprese contro principi infedeli.
Nel frattempo Rinaldo, il paladino insofferente di ogni legge, estroso e imprevedibile, aperto a tutte le esperienze della vita, si reca alla ricerca di suo cugino Orlando e infine lo raggiunge. Però ecco la notizia che, in seguito a un nuovo tradimento di Gano, Parigi è assediata dai pagani. I paladini ritornano e sconfiggono i nemici. A questo punto (fine del canto X) la corte di Carlo Magno è di nuovo al completo a Parigi.
Comincia un nuovo episodio. Carlo Magno bandisce Rinaldo, che decide di farsi ladrone di strada, ma poi ritorna a Parigi e s’insedia sul trono imperiale al posto di Carlo, ormai succube di Gano. Ma quando Rinaldo sa che Orlando, nuovamente partito per l’Oriente, è prigioniero in Persia, restituisce il potere a Carlo e va in soccorso del cugino.
Qui la storia si complica per l’inserimento del tema amoroso: Orlando si innamora di Chiarella, figlia dell’amostante (titolo che gli Arabi e i Saraceni davano al governatore di una provincia) che lo tiene prigioniero, mentre Rinaldo si invaghisce a tal punto di Antea, figlia del Soldano suo nemico, da rifiutare di combatterla.
Attraverso varie vicende, il Soldano viene finalmente sconfitto e la città di Babilonia è conquistata grazie all’apporto decisivo di Morgante. Morgante è ora accompagnato da un mezzo gigante furbo e matricolato, Margutte, con il quale compie varie imprese furfantesche. Entrambi, infine, trovano la morte: Margutte muore dalle risa vedendo una scimmia che si infila nei suoi stivali. Morgante muore invece portando in salvo la nave dei paladini e cioè guidandola in porto camminando sul fondo del mare: infatti viene morso da un granchiolino e ciò basta a provocarne la morte (come si vede, predomina anche in questo episodio il gusto del paradosso).
La prima parte del poema si conclude con l’annuncio di una nuova impresa di Rinaldo, che abbandona la Francia per liberare la via del santo sepolcro dal brigante Fuligatto.
Morgante di Luigi Pulci: la seconda edizione in 28 cantari del 1483
Fra il 1478 e il 1482 Luigi Pulci, sensibile forse alle critiche avanzate dai dotti, compose un’aggiunta più seria e regolare di 5 cantari. L’intero poema venne così pubblicato, nella forma conosciuta come Morgante maggiore, nel 1483.
Nei cinque cantari aggiuntivi, i Saraceni minacciano la Francia e i paladini tornano a combattere col loro signore. Gano, d’accordo con il re Marsilio di Spagna, organizza un tradimento. I Mori a Roncisvalle assaltano la retroguardia di Carlo Magno guidata da Orlando. Gli vengono in aiuto dall’Egitto, su cavalli incantati nei quali sono entrati i diavoli Astarotte e Farfarello, il cugino Rinaldo e Ricciardetto. Essi però non riescono a impedire la morte di Orlando, che, prima di morire, suona il corno e riesce a richiamare l’imperatore.
Carlo Magno finalmente convinto del tradimento di Gano, lo fa squartare e fa impiccare re Marsilio. Morgante, intanto, sta aspettando in cielo l’arrivo di Orlando, mentre Margutte, all’inferno, è diventato araldo di Belzebù, il capo dei diavoli. Al termine del poema l’imperatore muore serenamente.
Morgante di Luigi Pulci: lo stile
Destinata alla recitazione nell’ambito della corte medicea ancor prima che alla lettura, il Morgante manca di un disegno organico e unitario e si caratterizza per la grande varietà dei toni, ora seri ed eroici, ora buffoneschi, ora patetici, ora fiabeschi.
Il gusto della varietà e la ricerca dell’eccesso si riflettono anche sulla lingua, che ha come base il toscano parlato, ricco di espressioni vivacissime e incisive, molte delle quali tratte dal lessico furfantesco, ma che include anche latinismi, vocaboli squisitamente letterari, termini scientifico-filosofici.
¹ cantare poema in ottave nato nel Trecento di argomento avventuroso, epico o cavalleresco, cantato nelle piazze dai giullari. Ebbe nel corso del XIV secolo il periodo della massima fioritura. Ad esso hanno fatto ricorso Lugi Pulci (il Morgante), Matteo Maria Boiardo (l’Orlando innamorato), Ludovico Ariosto (l’Orlando furioso).