Con il termine Questione romana s’intende il problema dell’esistenza, nel cuore della penisola italiana, di uno Stato (con Roma capitale) avente come sovrano temporale il pontefice.
La Questione romana ha dominato, in Italia, gli anni che vanno dal 1861 al 1870; verrà risolta definitivamente l’11 febbraio 1929, con la firma dei Patti Lateranensi.
Già nelle settimane precedenti la proclamazione del Regno d’Italia (1861), Camillo Benso conte di Cavour (sua è la celebre massima «libera Chiesa in libero Stato») aveva avviato trattative informali col Vaticano in vista di una soluzione che assicurasse al papa e al clero piena libertà di esercitare il proprio magistero spirituale, in cambio della rinuncia al potere temporale e del riconoscimento del nuovo Stato. Le proposte di Cavour si scontrarono però con l’intransigenza del papa Pio IX, ormai in rotta definitiva non solo col movimento nazionale italiano ma con i valori stessi della cultura liberale (per un approfondimento leggi Pio IX, erroneamente detto il “Papa liberale”).
Nel settembre 1870 il governo italiano decise di mandare un corpo di spedizione nel Lazio e di avviare contemporaneamente un negoziato col papa per giungere a una soluzione concordata, ma Pio IX rifiutò ogni accordo. Il 20 settembre 1870 le truppe italiane entravano in Roma presso Porta Pia (per un approfondimento leggi La presa di Roma).
Pochi giorni dopo, un plebiscito sanzionava a schiaccciante maggioranza l’annessione di Roma e del Lazio al Regno d’Italia e decretò la fine del potere temporale dei papi.
Il 13 maggio 1871 lo Stato italiano approvò la legge delle guarentigie (per un approfondimento leggi La legge delle guarentigie), con cui si impegnava unilateralmente a garantire al pontefice le condizioni per il libero svolgimento del suo magistero spirituale, secondo le linee del progetto cavouriano.
Pio IX rifiutò questa legge per il suo contenuto e in quanto atto unilaterale del Regno d’Italia e si dichiarò prigioniero dello Stato italiano.
Negli anni seguenti il Regno d’Italia approvò altri provvedimenti biasimati dalla Chiesa, come il Codice penale Zanardelli (1889), che introdusse alcuni reati che riguardavano i ministri di culto, come l’istigazione a violare le leggi e i provvedimenti delle autorità.
Con l’inizio del XX secolo la Chiesa si mostrò più disponibile a risolvere la Questione romana. Nel 1905, con l’enciclica Il fermo proposito, Pio X (1903-14), pur non abolendo il Non expedit (disposizione di Pio IX del 1874, che dichiarava inaccettabile per i cattolici italiani partecipare alla vita politica), permise ai cattolici di entrare in Parlamento a titolo personale. Nel 1909, mise alla direzione dell’Unione elettorale cattolica italiana Vincenzo Ottorino Gentiloni che, nel 1912, promosse un accordo con i liberali in vista delle elezioni politiche del 1913 (Patto Gentiloni). In chiara funzione antisocialista, ai cattolici fu consentito di votare i candidati liberali che si erano impegnati a osteggiare i provvedimenti anticlericali.
Con l’elezione al soglio pontificio di Benedetto XV (1914-22) iniziò, poi, una collaborazione indiretta e ufficiosa tra Stato e Chiesa; nel 1919 il papa abolì il Non expedit, legittimando il neonato Partito popolare italiano.
Dal 1922, con la presa del potere del regime fascista, l’Italia e la Chiesa si avvicinarono ulteriormente. Benito Mussolini, abbandonato il suo precedente anticlericalismo, diede sempre più importanza al ruolo istituzionale della Chiesa: dal 1923 si susseguirono numerosi incontri tra rappresentanti del goverrno italiano e il segretario dello Stato vaticano, il cardinale Pietro Gasparri. Nello stesso anno, inoltre, la riforma Gentile dell’istruzione scolastica introduceva l’insegnamento della religione cattolica e disponeva l’esposizione del crocefisso nelle aule.
I contatti tra Stato e Chiesa si fecero più intensi a partire dal 1925 e, nell’agosto 1926, diventarono ufficiali.
L’11 febbraio 1929 Mussolini e il cardinale Gasparri firmarono i Patti Lateranensi (per un approfondimento leggi Patti Lateranensi – fine delle ostilità tra Chiesa e Stato), che risolsero definitivamente la Questione romana.