Il Trionfo della morte è l’altro romanzo importante di Gabriele D’Annunzio, insieme a Il piacere. Qui il riassunto e il commento.
In una prima fase il titolo del nuovo romanzo doveva essere L’invincibile, e D’Annunzio vi lavorava fin dal 1889. Mutato il titolo nella forma definitiva, Trionfo della morte, ne viene pubblicata nel 1893 una parte sul quotidiano di Napoli «Il Mattino». Ripreso e portato a termine a Francavilla al Mare nella consueta pace della villa dell’amico pittore Francesco Paolo Michetti, cui il romanzo è dedicato, il Trionfo della morte esce nel 1894.
Il romanzo è formato da 24 capitoli divisi in sei parti.
Trionfo della morte di D’Annunzio: il riassunto
Giorgio Aurispa, discendente da un’antica famiglia abruzzese, è da due anni l’amante di Ippolita Sanzio. La vicenda si apre con il racconto di una passeggiata dei due al Pincio, a Roma, funestata dal suicidio di un passante che si getta nel vuoto. I due amanti si ritirono in un albergo e Giorgio legge all’amata le innumerevoli lettere scritte e mai inviatele in quei due anni: emergono la sua folle gelosia e la sua passionalità torbida e inquieta.
Durante una breve separazione, Giorgio si reca nella nativa Guardiagrele, in Abruzzo, e qui riprende i contatti con la famiglia. Da una parte rivive il senso di tenerezza verso la madre e le sorelle, ma dall’altra acuisce la sua crisi perché reimmergersi nel groviglio di nevrosi della vita familiare, e soprattutto rivivere il conflitto col padre, figura dominatrice, ma anche abietta e ripugnante (il padre tradisce la moglie e sperpera le sostanze delle amanti con la complicità dell’altro figlio), contribuisce a minare le sue energie vitali; per questo è indotto a identificarsi con un’altra figura paterna, quella dello zio Demetrio, a lui simile nella sensibilità e morto suicida.
La figura dello zio ossessiona la psicologia sensibile di Giorgio, che riprende sempre più insoddisfatto la relazione con Ippolita, vissuta quale legame indesiderato con la carnalità e con la sua degradazione.
Giorgio vuole riscoprire le radici della sua stirpe. Decide allora, insieme con la donna amata, Ippolita Sanzio, di ritirarsi in un villaggio abruzzese sulle rive dell’Adriatico. Qui scopre il volto primordiale della sua gente, i suoi arcaici costumi, le credenze magico-superstiziose, il fanatismo religioso.
Giorgio ne resta disgustato e respinge la via del misticismo religioso. La lussuria continua a consumare le sue forze, gli impedisce di attingere all’ideale del superomismo a cui aspira. L’idea della morte lo perseguita, finché al termine del romanzo si uccide, gettandosi da una scogliera e tenendo stretta tra le braccia la riluttante ma impotente Ippolita, la «Nemica».
Trionfo della morte di D’Annunzio: il commento
Il protagonista Giorgio Aurispa è un inetto, che non riesce a percorrere la strada del «mito» del superuomo (assunto da D’Annunzio dal filosofo tedesco Friedrich Nietzsche), che lo renderebbe un energico dominatore e non più vittima tormentata della «Nemica», Ippolita Sanzio.
Ippolita Sanzio rappresenta l’«ossessione carnale», la forza temibile e ostile, la fonte inesausta di desiderio, che il protagonista non arriva mai a possedere definitivamente. È colei che suscita l’odio di Giorgio, che con angoscia avverte la propria debolezza e la propria subordinazione. Di qui le fantasie sadiche e omicide fino all’uccisione della donna, trascinata nel baratro dall’amante suicida.