Hermann Hesse nasce il 2 luglio 1877 a Calw, nel Württemberg (Germania), da genitori ferventi religiosi e missionari in India.
Abbandona ben presto gli studi di teologia e tenta vari mestieri. Nel frattempo, si appassiona alla letteratura e alla filosofia, acquisendo una profonda istruzione da autodidatta.
La sua attività letteraria inizia nel 1899, con la pubblicazione di una raccolta di poesie. Nel 1911 inizia un lungo viaggio in Oriente, toccando Ceylon, Singapore e Sumatra, ma senza arrivare in India; il libro Viaggio in India (1913) è pertanto frutto di una conoscenza indiretta di quel Paese, della sua fervida fantasia e di una visione piuttosto mitizzante e trasfigurata di quel mondo.
Per Hermann Hesse, l’India rappresenta una metafora del viaggio verso le profondità dell’Io. I protagonisti di molte delle sue opere sono infatti alla ricerca di se stessi, in continuo conflitto fra la vita istintuale e quella spirituale, tra ragione e sentimento. Il suo interesse per il misticismo orientale non deriva dalla ricerca di risposte spirituali o religiose, ma dall’apprezzamento verso quelle filosofie che sono, prima di tutto, insegnamento di uno stile di vita e di comportamento.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Hermann Hesse ha una grave crisi spirituale e si schiera con gli intellettuali pacifisti. In quegli anni e negli anni immediatamente successivi, compone i suoi libri più maturi: L’ultima estate di Klingsor (1920); Siddharta (1922); Il lupo della steppa (1927), un romanzo drammaticamente autobiografico; Narciso e Boccadoro (1930), in cui affronta, con grande sensibilità, il tema del contrasto tra la vita dello spirito e quello dei sensi; infine, Il gioco delle perle di vetro (1943), una vicenda fantastica che approda alla visione utopistica di un mondo sereno in cui tra l’ascetismo e la vita si attua una sintesi superiore.
Nel 1946 riceve il premio Nobel per la letteratura. E proprio sull’onda del premio Nobel, Siddharta (non particolarmente apprezzato dal pubblico al momento della sua prima pubblicazione) giunge al successo mondiale da vero best-seller, fino a divenire negli anni Settanta un libro “cult”, soprattutto presso i giovani.
Siddharta è, infatti, interpretato dalla contestazione giovanile (orgogliosa del rifiuto verso la società borghese e i suoi condizionamenti) come un breviario di vita, un emblema dell’inquietudine adolescenziale, dell’ansia di conoscenza di sé, assetata di miti e alla ricerca di un’autentica verità interiore.
Raggiunta la fama letteraria, Hermann Hesse si stabilisce in Svizzera, dove rimane fino alla morte che lo coglie il 9 agosto 1962.
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