Stanza della Segnatura affrescata dal grande Raffaello Sanzio, tra i più celebri artisti del Rinascimento italiano. Fa parte delle cosiddette Stanze di Raffaello, anche note come Le Stanze Vaticane.
Le Stanze di Raffaello comprendono quattro stanze consecutive: Stanza della Segnatura, Stanza di Eliodoro, Stanza dell’Incendio di Borgo, Stanza di Costantino.
Stanza della Segnatura di Raffaello nei Musei Vaticani – la storia
Raffaello iniziò su commissione di papa Giulio II (della Rovere, 1503-1513). Giulio II infatti si rifiutava di abitare l’appartamento già utilizzato dal suo predecessore, papa Alessandro VI Borgia, che egli detestava. Inizialmente il papa incaricò di affrescare i nuovi ambienti il Perugino e Luca Signorelli, che erano stati tra i protagonisti nella decorazione delle pareti della Cappella Sistina.
Secondo Giorgio Vasari, l’architetto Bramante chiamò a collaborare agli affreschi ormai iniziati anche il suo compatriota Raffaello Sanzio. Dopo le prime prove, Giulio II sarebbe stato tanto entusiasta del giovane Raffaello da ordinare che fosse distrutto ciò che era già stato iniziato dagli altri pittori e che a lui soltanto venisse affidata la decorazione delle stanze.
Le modifiche e i lavori di pittura si protrassero ben oltre il pontificato di Giulio II e continuarono sotto il suo successore Leone X (Medici, 1513-1521), concludendosi soltanto sotto Clemente VII (Medici, 1523-1534).
La Stanza della Segnatura fu la prima stanza degli appartamenti vaticani ad essere affrescata (1508-1511). È così denominata dall’omonimo Tribunale Ecclesiastico (detto della Signatura Gratiae) che per un certo tempo vi ebbe sede. Al tempo di Giulio II invece era adibita a studio e biblioteca.
Nei quattro tondi della volta Raffaello dipinse le personificazioni della Teologia, della Filosofia, della Poesia e della Giustizia. Il fine è quello di illustrare ed esaltare le facoltà intellettuali dell’Uomo e cioè il Vero, il Bene, il Bello. Attraverso la Teologia e la Filosofia viene esaltato il Vero. Attraverso il Diritto viene esaltato il Bene. Il Bello è manifestato sotto le sembianze della Musica e della Poesia.
La Teologia e La disputa del Santissimo
All’allegoria della Teologia corrisponde in basso La disputa del Santissimo Sacramento
Centro della composizione e fulcro prospettico è il pane eucaristico attorno al quale si dispongono le due Chiese. In alto, la Chiesa gloriosa; in basso la Chiesa terrena.
La parte superiore della composizione mostra Gesù seduto in maestà fra la Madonna e San Giovanni Battista. Sul capo di Gesù appare Dio Padre in un’aureola di angeli, mentre sotto di lui la colomba dello Spirito Santo scende verso terra. Ai lati del mistero trinitario, seduti in semicerchio sulle nubi, santi e patriarchi dell’Antico Testamento.
Nella zona bassa, è esposto un ostensorio d’oro, centro di convergenza di tutte le direttirci della composizione. Intorno all’altare stanno i Dottori della Chiesa quali Girolamo, Ambrogio, Agostino, Tommaso d’Aquino, San Bonaventura e altri autori sacri. Nella folla a destra si distinguono le teste di Dante, prima di tutto theologus e poi sommo poeta e, quasi nascosta dal cappuccio nero, quella del domenicano Girolamo Savonarola, scomunicato da Alessandro VI Borgia e arso sul rogo.
Il nome di Disputa del Santissimo Sacramento allude al dibattito che si accese nel pieno Cinquecento, circa la reale presenza del corpo del Cristo nel velo dell’ostia.
Il fine di tale rappresentazione è quello di esaltare, attraverso la Teologia, il vero soprannaturale e rivelato.
La Filosofia e La Scuola di Atene
La personificazione della Filosofia nel tondo della volta indossa una veste divisa in fasce rispondenti ai quattro elementi della Natura:
- il giallo ornato di foglie di quercia per la terra;
- il verde cosparso di pesci per l’acqua;
- il rosso per il fuoco;
- il celeste per l’aria trapunta di stelle d’oro.
All’allegoria della Filosofia corrisponde in basso La scuola di Atene.
La Stanza della Segnatura di Raffaello – La Poesia e Il Parnaso
All’allegoria della Poesia, corrisponde in basso Il Parnaso, il celebre monte della Grecia considerato dagli antichi sede delle Muse.
Il fulcro prospettico è costituito da Apollo, il dio della musica e della poesia. È rappresentato in atto di suonare la lira all’ombra dei lauri, a ricordare come per gli antichi il nesso musica-poesia fosse quasi inscindibile, secondo una tradizione poi perduta nei secoli successivi. Intorno gli stanno le Muse. In primo piano ai lati del dio, la Musa Calliope ispiratrice della poesia epica con la tuba e la Musa Tersicore ispiratrice della poesia lirica con la cetra.
All’assemblea delle Muse partecipano poeti dell’antichità e dei secoli successivi. C’è Omero, cieco, che canta i suoi versi annotati dal poeta Ennio seduto alla sua destra. Alle sue spalle c’è Virgilio che discorre con Dante incoronato di alloro con un manto rosso. In primo piano a sinistra in basso Saffo, con il nome scritto su un rotolo, e Petrarca con una veste gialla. Dall’altra parte in primo piano stanno Ariosto e Boccaccio con la veste azzurra.
Il Bello, qui esaltato, è rappresentato nella veste della poesia e della musica.
La Stanza della Segnatura di Raffaello – La Giustizia e Le Virtù cardinali e teologali e La Giustizia
All’allegoria della Giustizia, rappresentata secondo la tradizione con la bilancia e la spada, corrisponde in basso Le Virtù cardinali e teologali e La Giustizia
La scena a sinistra della finestra rappresenta l’istituzione del Diritto Civile, con Treboniano che consegna il Digesto a Giustiniano. La scena a destra della finestra rappresenta l’istituzione del Diritto Canonico, con il papa Gregorio IX, dai tratti di Giulio II, che riceve da San Raimondo le Decretali (Corpus iuris canonici).
Nella grande lunetta, sopra la finestra, le personificazioni delle Virtù cardinali: la Fortezza con un ramo di rovere, la Prudenza che si rimira in uno specchio, la Temperanza con le redini intrecciate con le Virtù teologali sotto l’apparenza di angeli, la Fede indica il cielo, la Speranza regge una fiaccola accesa, la Carità scuote il ramo di rovere.
Il fine è quello di esaltare il Bene articolato nella sua duplice veste di Bene oggettivo (il Diritto) e Bene soggettivo (le Virtù).