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Arte romanica caratteristiche, riassunto

Arte romanica riassunto: origine e significato del termine, architettura, elementi strutturali della cattedrale, la scultura e la pittura, riassunto semplice, chiaro e completo.

Arte romanica origine e significato del termine

A utilizzare per la prima volta l’espressione arte romanica sono due medievalisti del XIX secolo, De Gerville e De Caumont. La utilizzarono per definire l’arte dei secoli XI e XII in Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna settentrionale e Italia.

L’arte romanica è essenzialmente un’arte cristiana in quanto si sviluppò lungo le vie di pellegrinaggio che conducevano a Roma e alle città di imbarco per la Terra Santa, oppure ai grandi santuari di Francia e Spagna.

Ogni via di pellegrinaggio era quindi segnata da una serie di tappe con altrettante chiese da visitare. Si creava, così, un intenso traffico sia di fedeli sia di artisti di ogni provenienza, che viaggiavano da un cantiere di una chiesa all’altro, scambiandosi esperienze e favorendo la nascita di un linguaggio artistico con caratteri tecnici e stilistici comuni anche in aree lontane tra loro. Tuttavia, l’arte romanica mantiene una grande varietà espressiva da luogo a luogo, a seconda delle tradizioni locali.

Arte romanica caratteristiche

Architettura romanica e cattedrale romanica

La cattedrale è sicuramente l’elemento più rappresentativo dell’arte romanica, non solo perché si tratta di una chiesa molto più grande delle altre, ma anche perché era il simbolo di una fede cristiana condivisa da tutti e l’orgoglio dell’intera cittadinanza che vi si riuniva per pregare e, in caso di pericolo, per essere protetta dal vescovo.

arte romanica
Spaccato di chiesa romanica

Elementi strutturali della cattedrale romanica

La facciata è a salienti, ovvero presenta spioventi lungo i contorni del tetto.

In alto nella facciata si apre un rosone circolare.

L’ingresso principale delle chiese romaniche è preceduto da un protiro, cioè un piccolo atrio coperto, sorretto da colonne poggianti su leoni detti stilofori, cioè portatori di colonne.

Prevale l’uso dell’arco a tutto sesto, anche se compare a volte l’arco acuto, di origine araba.

Per le coperture si adottano soffitti a capriate lignee, volte a botte oppure volte a crociera (derivanti dall’incrocio di due volte a botte).

La pianta più diffusa è quella a croce latina, a tre o cinque navate, con deambulatorio (corridoio che corre dietro il coro) e cappelle a raggiera o con tre o più absidi parallele.

All’incrocio fra navata e transetto (il “braccio corto” della croce latina) si innalza la cupola o la torre di crociera.

Sopra le navate laterali corrono spesso i matronei (dove prendevano posto le donne durante le cerimonie religiose), a volte sostituiti da trifori (finestre) ciechi. Al di sopra si innalza in alcuni casi il claristorio con finestre.

Nella parte terminale del “braccio lungo” vi sono: il presbiterio (dove si trova l’altare) a volte sopraelevato; il coro (lo spazio intorno all’altare riservato al clero); la cripta (una zona sotterranea destinata a conservare le reliquie dei santi).

L’iconostasi è invece la struttura divisoria che separa il presbiterio dalla navata centrale e serve per l’esposizione delle icone. È costituita in genere da una transenna di marmo (ma anche in legno) su cui poggiano colonne sormontate da un architrave.

Sulla parete di fondo si aprono uno o più absidi di pianta semicircolare.

Determinante per lo sviluppo dell’architettura romanica fu la grande crescita degli ordini monastici (benedettini e cluniacensi, in particolare) e la loro consuetudine di edificare accanto alla chiesa gli ambienti dedicati alla preghiera e alla vita quotidiana (monasteri).

La scultura romanica

La scultura assume un ruolo centrale nell’architettura romanica.

Sulle facciate delle chiese, sulle lunette dei portali, sui capitelli delle colonne i maestri scolpivano (generalmente con la pietra locale) creature mostruose o fantastiche, quali sfingi, draghi, grifoni che fungono da ammonimento e descrivono l’eterna lotta tra il Bene e il Male.

Ma in genere erano scolpite “storie di pietra” che raccontavano ai fedeli episodi del Vecchio e del nuovo Testamento, le vite e la morte dei martiri, per illustrare al popolo analfabeta i precetti religiosi e invitarli a percorrere un cammino di fede.

Oltre ai soggetti religiosi, sono trattati temi legati allo scorrere del tempo e al lavoro dell’uomo.

I maggiori esponenti della scultura romanica in Italia sono Wiligelmo, attivo a Modena; Nicholaus, che lascia opere in vari centri dell’Italia settentrionale; Benedetto Antelami, noto soprattutto per le sculture realizzate a Parma.

La pittura romanica

La funzione fondamentale della pittura era quella di istruire gli analfabeti: era infatti definita la «Bibbia degli illetterati».

Le pareti, e a volte le coperture delle chiese, erano ricoperte dalle immagini delle storie sacre. Esse raccontavano, come in un fumetto, le torture subite dai martiri e il coraggio dimostrato per affermare le verità della Chiesa cristiana.

I dipinti riprendono in linea di massima lo stile bizantino: le immagini sono essenziali, i corpi e i volti sono piatti, contornati da linee scure.

Purtroppo molti affreschi del periodo romanico sono andati perduti e pochi cicli importanti si sono conservati sino a noi.

Anche la pittura su tavola ha subito gravi perdite e alterazioni.

La miniatura era molto diffusa. I libri erano generalmente prodotti negli scriptoria dei monasteri. Il più importante scriptorium era quello di Montecassino.

 

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