La battaglia delle Termopili si svolse in tre giorni, nel 480 a.C., durante la Seconda guerra persiana, presso lo stretto passaggio delle Termopili, da cui il nome.
Nel 481 a.C. Atene, Sparta, Corinto e altre poleis greche si unirono nella Lega panellenica (o Lega di Corinto) per resistere all’invasione dei Persiani, che volevano sottomettere la Grecia intera. Il comando dell’alleanza fu assegnato a Sparta, cui era riconosciuta una indiscussa supremazia nell’arte della guerra.
Nel 480 a.C. ha inizio la Seconda guerra persiana (dieci anni dopo la Prima guerra persiana).
La battaglia delle Termopili – Seconda guerra persiana
La linea difensiva fu attestata al passo delle Termopili (agosto-settembre 480 a.C.), lungo la via che dava l’accesso alla Locride e alla Grecia orientale.
Qui prese posizione un esercito di circa 7000 uomini, al comando del re spartano Leonida.
La flotta greca, forte di 270 navi, si schierò invece all’estremità settentrionale dell’Eubea, presso capo Artemisio, per impedire uno sbarco dei nemici alle spalle delle difese alleate.
I Persiani attaccarono per due giorni lo schieramento greco alle Termopili, senza riuscire a sopraffarlo. Il terzo giorno, Efialte, un pastore del luogo, tradì i Greci indicando ai Persiani un sentiero attraverso la montagna, seguendo il quale il sovrano persiano Serse riuscì a sorprendere i Greci alle spalle.
Leonida, venuto a conoscenza del tradimento, congedò tutti gli alleati per risparmiarli, sebbene fosse consapevole della superiorità delle forze persiane e della sconfitta greca pressoché certa. Rimase solo con i suoi Spartani e con i Tebani che considerava ostaggi. I Tespiesi rifiutarono di andar via e rimasero anch’essi.
Nel combattimento finale morirono Leonida e i suoi 300 opliti e i Tespiesi, mentre i Tebani si arresero; vennero però marchiati a fuoco dai Persiani sulla fronte in segno di sottomissione. Al cadavere di Leonida venne tagliata la testa che fu poi infissa su una lancia.
Tra i 300 Spartani solo due sopravvissero: un certo Aristodemo che era malato ed era pertanto rimasto indietro; al ritorno a Sparta però nessuno gli rivolse la parola e venne escluso dalla comunità; si riscattò combattendo l’anno successivo nella battaglia di Platea, trovandovi la morte da eroe. L’altro superstite, Pantite, scampato alla disfatta perché era stato mandato come messaggero in Tessaglia, al ritorno a casa s’impiccò per la vergogna.
Elogio dell’oplita di Simonide
La battaglia delle Termopili divenne simbolo di eroismo. Al poeta Simonide (556-466 a.C.) venne affidato l’incarico di comporre l’elogio funebre per i morti alle Termopili.
Dei caduti alle Termopili
gloriosa è la sorte, bello il destino,
un altare la tomba: non lamenti, ricordo;
il compianto è lode.
Questo sepolcro non la ruggine, non il tempo che tutto doma intaccherà.
Questo sacro recinto di eroi la gloria
della Grecia
ha scelto come abitatrice; ne dà
testimonianza Leonida,
re di Sparta, che di valore ha lasciato un
grande
ornamento e fama imperitura.
Alle Termopili è stato eretto il Monumento a Leonida per commemorare e ricordare la sanguinosa battaglia.