Il volgare è la lingua parlata dal popolo (in latino vulgus) a partire dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente (476 d.C.).
Quando e come è nata la lingua volgare?
Quando l’Impero romano d’Occidente cadde, aprendo la strada alle invasioni barbariche, in ogni regione, e quasi in ogni vallata, il latino si frantumò in tante parlate diverse. Nacquero così i tanti “volgari”.
Perché si chiama “volgare”?
Il termine non sta a significare “rozzi”, ma semplicemente “lingue di uso comune”.
Dalla lingua volgare parlata nei diversi paesi si sono poi evolute le lingue romanze o neolatine, tra cui la lingua italiana.
Passaggio dal latino al volgare
La lingua volgare non ha una data di nascita precisa, tuttavia una testimonianza preziosa a riguardo è il Concilio di Tours dell’813, che prescriveva ai chierici la predicazione in «lingua romana rustica», cioè il volgare; ne deduciamo che, a quella data, la massa della popolazione non comprendeva più il latino, segno che la trasformazione era già molto avanzata.
I primi documenti in volgare italiano pervenuti fino a noi hanno finalità pratiche e non ancora letterarie; sono: l’Indovinello veronese, il Placito capuano, la Postilla Amiatina, l’Iscrizione di San Clemente.
Dell’842 è invece il Giuramento di Strasburgo, in volgare francese e tedesco.
La diffusione del volgare come lingua letteraria comincia più tardi: ne parliamo in dettaglio qui Primi testi letterari in volgare italiano.