La robotica a scuola sta cambiando il modo di insegnare. Nuove discipline, come il coding, ma anche quelle più tradizionali, come fisica o geometria, diventano divertenti e semplici da imparare già dalle scuole elementari tramite l’utilizzo di robot e algoritmi di intelligenza artificiale.
I progetti per la robotica a scuola dell’Università la Sapienza di Roma
Durante l’ultimo Maker Faire di Roma, abbiamo incontrato Luca Iocchi, professore al Dipartimento di Ingegneria informatica, automatica e gestionale (DIAG), dell’Università La Sapienza di Roma, che ci ha raccontato degli ultimi progetti e invenzioni per introdurre la robotica a scuola.
MARRTINO, il robot per la scuola
MARRTINO è un robot in kit fai-da-te ideato per consentire agli studenti di fare esperimenti di robotica e di intelligenza artificiale. «L’obiettivo – ricorda Iocchi – è quello di progettare una piattaforma, per costruire dei robot programmabili, a basso costo e facilmente utilizzabile dagli studenti. L’equivalente di un libro di testo con il quale svolgere attività pratiche».
Il progetto nasce per essere utilizzato in ambito universitario, ma Iocchi, con il team che ha sviluppato MARRTINO, lavora per semplificare le componenti hardware e software in modo che possano adottarlo a tutti i livelli d’istruzione, fin dalle scuole elementari, come piattaforma per la robotica educativa.
«La robotica educativa – chiarisce Iocchi – non vuol dire necessariamente insegnare robotica, ma insegnare le materie tradizionali attraverso la robotica. La robotica a scuola aiuta a insegnare, ad esempio, nozioni di matematica, fisica, italiano».
Apprendere facilmente i concetti fondamentali della robotica, imparare in modo semplice e divertente le materie scolastiche, con un impegno economico e di tempo, limitato. Questa la missione di MARRTINO e del team del professor Iocchi.
PEPPER: il robot sociale che interagisce con le persone
Il lavoro del team del professor Iocchi al DIAG non termina con la robotica educativa. Un altro ambito di ricerca è la Robotica Sociale.
Per «Robotica sociale» si intende l’utilizzo in ambienti pubblici di robot in grado di interagire in maniera autonoma con gli esseri umani. L’obiettivo del progetto è individuare i meccanismi che consentono ai robot di relazionarsi con le persone in maniera naturale e socialmente accettabile.
Oggi, infatti, esistono tanti robot che sanno fare cose diverse: la guida autonoma; il trasporto di oggetti evitando gli ostacoli; aiutare i non vedenti nelle attività quotidiane.
Ma i robot non hanno ancora la capacità di “socializzare” con gli umani in base al contesto in cui si trovano; manca quella che Iocchi definisce l’intelligenza sociale.
«L’intelligenza sociale è una delle capacità più difficili da replicare. In questo momento sto studiando che tipo di intelligenza un robot deve avere per riuscire a mantenere un comportamente socialmente corretto all’interno di un ambiente popolato da persone». Con questo obiettivo nasce il progetto PEPPER.
PEPPER è un robot dalle sembianze umane in grado di individuare le persone, riconoscere le parole che gli vengono dette e rispondere alle domande.
La forma semi-umanoide di PEPPER gioca un ruolo fondamentale: «Quando una persona – prosegue Iocchi – si trova davanti un robot con una faccia, due occhi, una bocca, si aspetta che questo abbia un comportamento sociale. Ed è questo quello che PEPPER fa. Nessuno va da MARRTINO a dirgli ciao perchè non lo riconosce come tale».
Il comportamento sociale, però, non si esaurisce con la capacità di parlare con qualcuno. La comunicazione verbale, infatti, è accompagnata anche da alcuni comportamenti gestuali, che hanno un significato sociale tanto quanto le parole. PEPPER esegue una serie di micromovimenti di testa e mani che danno la percezione, a chiunque interagisca con lui, di relazionarsi con una persona viva, non con un robot.