La tragica vicenda di Leandro e Ero è già narrata dal poeta Ovidio nelle Heroides. Deve però la sua fortuna a un poemetto in 343 esametri del poeta greco Museo (secc. IV -V d.C.).
Leandro e Ero
Leandro, un giovane di Abido (in Asia Minore), si reca a Sesto, nello stretto dell’Ellesponto (che separa la Grecia dall’Asia), per una festa religiosa. Lì incontra e si innamora di Ero, bella sacerdotessa della dea Artemide. La ragazza lo contraccambia.
Per incontrarsi, Leandro passa ogni notte a nuoto l’Ellesponto con l’aiuto di una fiaccola che Ero accende sulla torre del tempio.
Una notte però la fiaccola si spegne a causa del forte vento. Leandro disorientato annega e il suo cadavere è gettato sulla riva. A tal vista Ero, pazza di dolore, si butta dall’alto della torre e muore.
Questo mito è citato, tra gli altri, da Virgilio nel III libro delle Georgiche; da Dante Alighieri nel XXVIII canto del Purgatorio.
La vicenda coinvolse talmente tanto Lord Byron, che, per verificare la possibilità della romantica traversata, passò l’Ellesponto a nuoto.