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Calendario romano e le sue riforme

Il calendario romano risale, secondo quanto riportano le fonti, a Romolo, il primo dei sette re di Roma. Egli suddivise l’anno in 10 mesi di 30 e 31 giorni.

Mesi calendario romano

Inizio dell’anno nel calendario romano era marzo (Martius), mese consacrato a Marte, dio della guerra, perché segnava, dopo la pausa invernale, la ripresa delle attività militari. Seguiva aprile (Aprilis), mese legato al concetto di “apertura”, di rinascita della natura e di fertilità. Poi maggio (Maius), dedicato alla dea Maia, e giugno (Iunius), in onore di Giunone.

I mesi romani successivi invece prendevano il nome dalla loro numerazione progressiva: Quintilis, Sextilis, September, October, November, December.

Numa Pompilio e la riforma del calendario

Tuttavia l’anno così suddiviso non coincideva con il ciclo delle stagioni. Per ovviare a questo inconveniente si effettuò una prima riforma attribuita a Numa Pompilio, il secondo dei sette re di Roma. Questi introdusse i mesi di gennaio (Ianuarius), consacrato al dio Giano, e febbraio (Februarius), connesso a rituali di purificazione (februare = “purificare”).

Il calendario introdotto da Numa Pompilio si basava sulle fasi della luna: era dunque più breve di circa 10 giorni rispetto all’anno solare. Per correggere questa sfasatura si introdussero i periodi intercalari: 22 o 23 giorni inseriti ogni due anni.

Calendario giuliano

Questo metodo empirico generò, già all’epoca di Giulio Cesare, una differenza di circa tre mesi tra anno civile e anno astronomico, a causa di errori di calcolo sommatisi nel tempo, tanto che le feste religiose non coincidevano più con le stagioni in cui dovevano essere celebrate.

Così, nel 46 a.C., Cesare decise di risolvere definitivamente il problema con una nuova riforma del calendario.

A questo scopo formò una commissione di astronomi e matematici, i quali stabilirono che la durata dell’anno era di 365 giorni e 6 ore. L’anno fu allora suddiviso in 12 mesi e l’inizio venne fissato al 1° gennaio.

La maggiore novità fu l’aggiunta di un giorno ogni quattro anni, per compensare il ritardo di 6 ore accumulato ogni anno. Questo giorno era collocato dopo il 24 febbraio e prendeva il nome di dies bis sextus ante Kalendas Martias (= giorno per la seconda volta sesto prima delle Calende di marzo), da cui deriva l’espressione “anno bisestile“.

In seguito poi i nomi Quintilis e Sextilis cambiarono il nome rispettivamente in Iulius e Augustus (da cui derivano i nostri luglio e agosto), in onore di Giulio Cesare e Ottaviano Augusto.

Il calendario giuliano, chiamato così in onore di Giulio Cesare, è sostanzialmente ancora in vigore in gran parte del mondo occidentale, perché il calendario gregoriano (dal nome del papa Gregorio XIII, che subentrò nel 1582), vi apportò solo alcune piccole modifiche.

 

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