Il pessimismo storico e cosmico di Leopardi (1798-1837) hanno come tema centrale il rapporto tra ragione e natura.
Pessimismo storico
In un primo momento, la fase del cosiddetto «pessimismo storico», Giacomo Leopardi attribuisce alla ragione (intesa come società, progresso, scienza, storia, evoluzione) la responsabilità dell’infelicità umana.
La ragione ha infatti sottratto all’uomo la gioia di fantasticare e di illudersi, mostrandogli la crudele e arida verità dei fatti.
Alla ragione contrappone la natura benigna, che offre all’uomo come consolazione le illusioni, rimedio temporaneo contro il dolore.
Pessimismo cosmico
Successivamente Leopardi approda al pessimismo cosmico.
Pessimismo cosmico = la vita stessa è male e la natura è una matrigna crudele e indifferente, che condanna ogni essere vivente alla sofferenza.
Contemporaneamente il poeta elabora quella che lui stesso definisce la «teoria del piacere»: il piacere esiste solo come attesa di un piacere futuro. Il piacere però rimane costantemente inappagato. Di qui l’infelicità, il dolore, il senso di nullità e di vuoto.
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