Giasone vuole conquistare il trono del padre Esone, legittimo re di Iolco, spodestato dal fratello Pelia.
Pelia promette a suo nipote Giasone che gli restituirà il trono se si recherà nella lontana Colchide a conquistare il vello d’oro, una pelle d’ariete dotata di poteri magici, custodita dal re Eete.
Giasone accetta e parte alla guida degli Argonauti.
Giasone e gli Argonauti
Gli Argonauti sono i 52 membri dell’equipaggio della leggendaria nave Argo, così chiamata dal nome del suo costruttore. Tra essi ricordiamo: Peleo, re dei Mirmidoni e padre di Achille; Laerte, re di Itaca e padre di Ulisse; Tifi di Beozia, esperto dei venti e di astronomia; i Dioscuri Castore e Polluce; Zete e Calais, i due figli alati di Borea (il vento del Nord); Tideo, padre di Diomede; l’indovino Anfiarao; Orfeo, il divino cantore; l’eroe Eracle.
La realizzazione della nave, a cinquanta remi, è avvenuta sotto il controllo della dea Atena. La dea ha tessuto con le proprie mani le vele e ha fatto tagliare l’albero di prua da una delle querce sacre di Dodona, le quali hanno la facoltà di parlare e di conoscere il futuro. Un tale albero di prua sarà pertanto molto utile agli Argonauti per dirigere bene la rotta.
Le tappe del viaggio di Giasone e degli Argonauti
I fatti straordinari e gli aspetti magici in questo viaggio sono molto numerosi così come straordinari sono gli incontri che gli Argonauti fanno nel loro lungo itinerario.
Lemno
La prima tappa del viaggio è Lemno. In quest’isola, tutte le donne hanno ucciso i propri mariti perché si erano presi delle concubine. Soltanto una, Ipsipile, ha salvato suo padre, il re, nascondendolo nel palazzo.
Quando gli Argonauti scendono a terra, le donne, prese le armi dei loro mariti, li attaccano per nascondere il misfatto. Gli Argonauti però assicurano che i loro propositi sono pacifici, così le donne decidono di dare loro ospitalità.
Ipsipile racconta a Giasone, mentendo, che le donne di Lemno si sono ribellate ai maltrattamenti dei mariti e li hanno costretti a emigrare e convince gli Argonauti a fermarsi sull’isola e a unirsi alle donne in matrimonio per continuare la stirpe compromessa dalla mancanza di uomini.
I compagni di Giasone si fermano per un po’ di tempo, fino a quando Eracle, lasciato a guardia della nave Argo, stanco di aspettare, richiama i suoi all’impegno che si sono assunti.
Il paese dei Dolioni
Gli Argonauti proseguono il viaggio e raggiungono il paese dei Dolioni. Qui sbarcano accolti benevolmente dal re Cizico. Durante la notte però, mentre dormono, numerosi giganti a sei braccia tentano di chiudere con grossi macigni l’entrata del porto per impadronirsi della nave. Sono però scoperti a tempo dalle sentinelle, che danno l’allarme. Segue quindi un furioso combattimento notturno. La battaglia volge in favore degli Argonauti, specialmente per merito di Eracle che, con le sue frecce avvelenate, uccide parecchi giganti e mette in fuga gli altri.
Misia e il ratto di Ila
Gli Argonauti riprendono la navigazione. Eracle sfida tutti i compagni in una gara di resistenza ai remi. Si impegnano tutti, ma l’eroe vince la gara.
Per riprendere la forze, guidano la nave fino a una spiaggia della Misia, presso il fiume Chio. Eracle va subito alla ricerca di un albero con il quale sostituire il suo remo spezzato.
Mentre l’eroe è assente, altri sono scesi a terra, soprattutto per attingere acqua fresca e fare scorte di provviste.
Tutti ritornano presto, tranne Ila, il compagno di Eracle. Eracle lo va a cercare assieme a un altro argonauta. Nessuno risponde ai loro richiami, non vi è traccia di combattimento da nessuna parte, solo presso la fonte Pegea trovano un’anfora abbandonata a terra. È infatti accaduto che le Ninfe della fonte si sono innamorate del giovane e lo hanno attirato sott’acqua.
Dopo aver atteso per tutta la notte il ritorno dei compagni, Giasone, nonostante le proteste degli Argonauti, all’alba dà l’ordine di partire senza di loro, perché il vento è propizio alla navigazione.
L’isola di Bebrico
La nave Argo giunge sull’isola di Bebrico, nel Mar di Marmara (Turchia). Gli Argonauti chiedono acqua e cibo al re dell’isola, Amico, figlio di Poseidone.
Il re Amico pone una condizione: darà quanto chiesto a patto che uno degli Argonauti si batta con lui. Si fa avanti Polluce. Amico è sicuro di vincere , perché è forte e muscoloso, invece Polluce lo colpisce mortalmente alla tempia.
I Bebrici impugnano allora le armi contro gli Argonauti, mentre Poseidone, padre del re defunto, è fortemente irato.
Gli Argonauti hanno la meglio sui Bebrici e riescono a placare Poseidone con il sacrificio di venti tori.
Salmidesso di Tracia
Nuova partenza dunque e nuova tappa a Salmidesso nella Tracia orientale.
Re di Salmidesso è Fineo, genero del dio Borea. Fineo aveva avuto dal dio Apollo il dono della profezia. Un giorno, incautamente, aveva rivelato agli uomini alcuni fatti futuri che Zeus voleva restassero segreti. Perciò il dio lo aveva punito con la cecità e lo faceva tormentare dalle Arpie, che insozzavano puntualmente la sua mensa.
Zete e Calais, i due figli alati di Borea, cacciano le Arpie dal paese.
Fineo, riconoscente, predice a Giasone e agli Argonauti le difficoltà che incontreranno, e consiglia loro tutte le precauzioni da prendere per superarle, soprattutto per superare il difficile passo delle rupi Simplegadi per entrare nel Mar Nero.
Queste due rupi, l’una da un lato e l’altra dall’altro dello stretto, non stanno mai ferme. Quando una nave tenta di passare, si muovono sbattendo l’una contro l’altra e prendono in mezzo la nave, che schiacciano.
Grazie ai consigli di Fineo, la nave Argo supera felicemente il passo delle rupi Simplegadi.
Ora Giasone e gli Argonauti sono nel Mar Nero.
L’isola di Tinia
Giungono all’isola di Tinia. Qui, dopo aver fatto un sacrificio propiziatorio e di ringranziamento al dio Apollo, riprendono il mare.
La città di Mariandine
Giasone e i suoi compagni riprendono il mare e giungono nella città di Mariandine. Qui regna Lico, che li accoglie amichevolmente. Dà loro, come guida lungo le coste, il proprio figlio Dascilo, ma i preparativi per la partenza sono funestati da alcuni incidenti. Prima, un cinghiale attacca Idmone e lo uccide; poi, una malattia mortale colpisce Tifide.
Dopo le esequie dei compagni, Giasone e gli Argonauti ripartono.
Tappe successive del viaggio di Giasone e degli Argonauti
Giasone e gli Argonauti passano vicino al regno delle Amazzoni, a quello dei Calibi e dei Masineci senza fare tappe in quei luoghi.
Giasone nell’isola di Ares
Proseguono fino all’isola di Ares. Qui numerosi uccelli assalgono l’equipaggio con le loro penne di bronzo. Gli Argonauti si difendono con tutte le loro forze e approdano per fare sacrifici ad Ares, mentre imperversa una violenta tempesta.
Giasone approda sulle rive della Colchide
Di nuovo si mettono in mare e dopo qualche tempo approdano finalmente alle rive della Colchide, il misterioso paese ai piedi della catena montuosa del Caucaso.
Giasone fa sbarcare i compagni e nasconde la nave Argo in un’ansa del fiume. È giunto il momento di studiare il piano per impadronirsi del Vello d’Oro.
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