Ginevra de’ Benci ritratta da Leonardo da Vinci, tra il 1474 e il 1478. Tecnica utilizzata: tempera e olio su tavola. Attualmente l’opera è collocata presso National Gallery of Art di Washington.
Quello per Ginevra de’ Benci (ca.1457-1520) è il primo di tanti ritratti eseguiti da Leonardo da Vinci per importanti dame del suo tempo: Cecilia Gallerani (Dama con l’ermellino), Lucrezia Crivelli (La Belle Ferronnière), Monna Lisa del Giocondo (La Gioconda).
Leonardo ritrae Ginevra de’ Benci circa un anno dopo le sue nozze forzate, all’età di 16 anni, con Luigi di Bernardo Lapo Niccolini, di 15 anni più vecchio di lei. Non è un matrimonio d’amore ma di interesse, quindi Leonardo, in questo quadro, non riporta tanto la sua fisicità o la sua bellezza ma piuttosto il suo animo interiore.
Lei, una donna molto colta, così come la descrive Lorenzo dei Medici, è innamorata di un altro uomo. Si tratta di Bernardo Bembo (padre dell’umanista Pietro Bembo), ambasciatore a Firenze per conto della Repubblica di Venezia; è lui molto probabilmente il committente dell’opera. Il loro è stato un amore platonico, così come testimoniano ampiamente le fonti letterarie.
Ginevra de’ Benci nel ritratto di Leonardo da Vinci
Il ritratto raffigura una ricca dama fiorentina in un paesaggio, davanti a un cespuglio di ginepro. La giovane donna è vestita sobriamente.
La luce è soffusa e si diffonde delicatamente su volumi e superfici. Il cespuglio scuro fa risaltare il viso malinconico della dama. I contorni del paesaggio appaiono sfumati e poco definiti. L’espressione del viso è seria e assorta.
La composizione si basa su un triangolo isoscele in cui si inseriscono il viso e il busto della dama. La figura è nella parte centrale del quadro, con il viso e le spalle leggermente ruotate. I contorni di naso, labbra e guance non sono ottenuti con una linea netta ma grazie a delicati passaggi luce-ombra, secondo la tecnica dello sfumato.
Leonardo amava i giochi di parole: il cespuglio di ginepro dietro la donna allude al suo nome, Ginevra.
L’opera si caratterizza per l’uso della prospettiva aerea, inventata proprio da Leonardo: per la presenza dell’atmosfera, gli elementi più lontani appaiono non solo più piccoli, ma anche sfuocati e di colore grigio-azzurro; in questo modo il paesaggio, anche se meno preciso, è più realistico.
Il dipinto venne decurtato di almeno un terzo nella parte inferiore (forse perché danneggiata), tagliando così le mani, come sembra testimoniare uno studio conservato nella Royal Library del Castello di Windsor.
Il retro del ritratto di Ginevra de’ Benci
Sul retro del quadro è dipinto un ramoscello di ginepro al centro e, ai suoi lati, un ramo di alloro e uno di palma. I tre rami sono legati tra loro da un cartiglio che reca il motto “virtutem forma decorat”.
Esami a raggi infrarossi condotti dalla National Gallery di Washington hanno poi scoperto un’altra frase “virtus et honor”, il motto di Bembo, che aveva nello stemma nobiliare proprio la ghirlanda.
Anagrammando il motto “virtutem forma decorat” con l’aggiunta della parola “iuniperus”, e cioè il rametto di ginepro che compare al centro, simbolo di purezza, la ricercatrice Carla Glori ha scoperto 50 frasi in latino a firma di Leonardo da Vinci. Esse messe tutte insieme hanno permesso alla ricercatrice di ottenere la storia documentata di Ginevra, una giovane donna oppressa nell’imminenza delle nozze forzate con un uomo più grande di lei di 15 anni.