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Dominazione austriaca in Italia riassunto

La dominazione austriaca in Italia si impose subito dopo il crollo dell’Impero napoleonico.

Nel Congresso di Vienna (1814-1815), l’Impero austriaco fu infatti il primo Stato a voler “rimettere le cose al loro posto” dopo il lungo scontro con Napoleone.

L’Austria impose la sua egemonia su gran parte della penisola, grazie a una fitta rete di parentele con i sovrani italiani.

L’Italia sotto la dominazione austriaca dopo il Congresso di Vienna

Il Lombardo-Veneto, innanzitutto, fu ridotto a provincia austriaca con un viceré residente a Milano. Ma l’Austria dominava anche sul Granducato di Toscana, assegnato a Ferdinando III d’Asburgo-Lorena, fratello dell’imperatore d’Austria.

Il ducato di Modena e Reggio era sotto il casato d’Asburgo-Este; il ducato di Parma e Piacenza fu invece attribuito a Maria Luisa d’Austria, figlia dell’imperatore d’Austria e seconda moglie di Napoleone Bonaparte.

Lo Stato della Chiesa, che comprendeva parte dell’Emilia e l’Italia centrale, ritornò sotto il dominio del papa (Pio VII), ma con il diritto dell’Austria di tenere guarnigioni in alcune città della Romagna e delle Marche.

Il Regno delle Due Sicilie, nato dall’unificazione dei due regni di Napoli e di Sicilia, fu assegnato a Ferdinando I di Borbone, imparentato e legato politicamente all’imperatore d’Austria.

Unico Stato indipendente rimase il Regno di Sardegna con la dinastia dei Savoia. I Savoia ottennero anche di estendere i propri domini (Sardegna, Piemonte, Savoia e Nizza) ai territori dell’ex Repubblica di Genova.

L’Austria, dunque, controllava direttamente i territori più ricchi della penisola italiana e indirettamente, attraverso legami di natura dinastica, altre importanti regioni.

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