I moti del 48 (1848), detti anche rivoluzione del 48 o Primavera dei popoli, sconvolsero l’intera Europa. Furono alimentati dal nazionalismo, dal liberalismo, dai cambiamenti sociali e dalla crisi economica.
Moti del 48 in Europa riassunto
La scintilla scoppiò in Francia; il re Luigi Filippo d’Orléans fu costretto ad abdicare e venne istaurata la Seconda repubblica, affidata a Luigi Napoleone Bonaparte (il futuro Napoleone III), nipote di Napoleone Bonaparte. Dalla Francia si propagò rapidamente in tutto il continente.
A marzo infatti insorse Vienna, provocando la caduta di Metternich; l’imperatore Ferdinando I concesse quindi la costituzione. Anche le altre città dell’impero asburgico (Praga, Budapest) si ribellarono con lo scopo primario di ottenere l’indipendenza.
A marzo insorse anche Berlino; Federico Guglielmo IV dovette quindi anch’egli concedere una costituzione e la formazione di un Parlamento, eletto a suffragio universale.
Moti del 48 in Italia riassunto
La crisi dell’impero asburgico innescò moti antiaustriaci anche in Italia.
In Italia tra gennaio e marzo 1848 si verificarono insurrezioni in Sicilia, Toscana, Piemonte e Stato Pontificio. I relativi sovrani furono costretti a concedere una costituzione. Carlo Alberto concesse lo Statuto Albertino, rimasto in vigore in Italia per un secolo, fino all’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica italiana, il 1° gennaio 1948.
Tra il 18 e il 22 marzo le “cinque giornate di Milano” portarono gli austriaci a ritirarsi dalla città; gli insorti chiesero e ottennero l’intervento di Carlo Alberto. Cominciò così la Prima guerra d’indipendenza. Carlo Alberto fu ripetutamente sconfitto dagli austriaci guidati dal maresciallo Radetzky; così prima la Lombardia, poi il Veneto ritornarono nelle mani degli austriaci.
La primavera dei popoli, come furono chiamati i moti del 48, si esaurì rapidamente. Le forze conservatrici riuscirono infatti a riprendere il controllo ovunque e tutto sembrò tornare come prima.
In realtà, le aspirazioni dei cittadini a una più ampia partecipazione politica non poterono più essere ignorate, così come non poté più essere ignorato il problema dell’unificazione tedesca e dell’Italia.
Il loro impatto storico fu così profondo e violento che nel linguaggio corrente è entrata in uso l’espressione “fare un quarantotto” per sottindendere un’improvvisa confusione o scompiglio.