Interventisti e neutralisti sono i due schieramenti contrapposti dell’opinione pubblica in Italia allo scoppio della Prima guerra mondiale.
Perché si formarono i due schieramenti?
Il 2 agosto 1914, il governo italiano, guidato da Antonio Salandra, dichiarò la sua neutralità perché la Triplice Alleanza – cui l’Italia era legata – aveva carattere difensivo, mentre l’Austria aveva attaccato la Serbia senza consultare l’alleata.
Tuttavia, si aprì un acceso dibattito tra interventisti e neutralisti.
Chi erano i neutralisti e cosa volevano
Contraria all’intervento in guerra era la maggioranza del Paese:
- i socialisti, secondo i quali le classi meno agiate non avrebbero tratto benefici dal conflitto;
- i cattolici, perché papa Benedetto XV (quindicesimo) aveva condannato la guerra;
- liberali giolittiani che, temendo una lunga guerra in cui l’Italia si sarebbe dimostrata militarmente impreparata, auspicavano l’uso della diplomazia per ottenere l’annessione dei territori irredenti.
Chi erano gli interventisti e cosa volevano
Favorevoli all’intervento erano invece:
- i nazionalisti e la destra conservatrice. Secondo la loro opinione, la guerra avrebbe dato gloria alla nazione;
- gli irredentisti, che desideravano l’annessione di Trento e Trieste per concludere il processo di unità nazionale risorgimentale;
- i repubblicani, i radicali, e i socialisti riformisti pronti a battersi contro il dispostismo degli Imperi centrali.
Gli interventisti contavano sul sostegno di giornali influenti come il Corriere della Sera e intellettuali famosi come Gabriele D’Annunzio e Gaetano Salvemini. Erano interventisti anche Vittorio Emanuele III (terzo) e lo stesso Antonio Salandra, inizialmente neutralista.
Il Patto di Londra
Il 26 aprile 1915, dopo aver trattato inutilmente la neutralità con la Triplice Alleanza, Antonio Salandra firmò – all’insaputa del Parlamento e con il consenso del re – il Patto di Londra, con cui l’Italia s’impegnava a entrare in guerra (la Prima guerra mondiale) entro un mese contro gli Imperi centrali a fianco della Triplice Intesa.
In cambio, in caso di vittoria, avrebbe ottenuto i territori di Trento, Trieste, Istria eccetto Fiume, il Tirolo meridionale e la Dalmazia settentrionale.
Il Parlamento non poteva entrare in contrasto con il re, così i deputati (a eccezione del PSI) votarono pieni poteri ad Antonio Salandra per gestire l’ingresso in guerra.
Il 24 maggio 1915, Vittorio Emanuele III annunciava l’entrata ufficiale in guerra dell’Italia contro l’Austria-Ungheria.