Nastagio degli Onesti riassunto dell’ottava novella della quinta giornata del Decameron; è raccontata da Filomena.
Nastagio degli Onesti, un ricco borghese di Ravenna, ama, non ricambiato, una nobildonna, figlia di Paolo Traversari. La fanciulla, per alterigia, lo rifiuta. Inutilmente egli spende e sperpera per mostrarsi degno dell’amore di lei.
La condizione di Nastagio peggiora sempre più e gli amici, vedendolo sofferente e preoccupati che dilapidi tutto il suo patrimonio, lo convincono a lasciare Ravenna per cercare di dimenticare la donna amata.
Nastagio si trasferisce allora in campagna e qui un giorno, un venerdì, nella pineta di Classe, presso Ravenna, assiste a una scena inverosimile. Vede una fanciulla nuda inseguita da due cani e da un cavaliere. Vorrebbe difenderla, ma il cavaliere lo informa che questa è una scena dell’aldilà: la “caccia” è voluta da Dio. Essendosi suicidato per amore ed essendo morta senza pentirsi anche la donna che lo ha rifiutato, ora è condannato a inseguirla e a trapassarla con la spada, mentre lei, sempre per punizione divina, deve fuggire lacerata dai cani. La scena si ripete puntualmente ogni venerdì.
Il venerdi successivo, allora, Nastagio degli Onesti organizza nello stesso luogo una cena a cui invita molti amici e anche la donna che lo rifiuta.
Quando la nobildonna assiste alla scena della “caccia”, cambia immediatamente atteggiamento nei confronti di Nastagio e accetta di sposarlo. Oltre alla giovane, anche le altre donne di Ravenna prendono una tale paura da diventare, da quel momento in poi, molto più accondiscendenti e arrendevoli ai desideri degli uomini.
Nastagio degli Onesti analisi
Sembra che Boccaccio si rifacccia direttamente al canto 13 dell’Inferno, dove gli scialacquatori, subito dopo l’episodio di Pier delle Vigne, sono inseguiti e sbranati dai cani. Inoltre Boccaccio ricorre alla regola del contrappasso: il cavaliere insegue l’amata da vivo come da morto e la spada con cui si è suicidato è la stessa con cui minaccia la donna e la costringe a darsi in pasto ai cani.
Al centro della novella c’è poi un motivo ricorrente della letteratura medievale religiosa: la “caccia infernale” come espiazione esemplare di gravi peccati. Tuttavia, l’esempio della “caccia infernale” nella novella è rovesciato parodicamente. L’obiettivo è infatti focalizzato sulla donna e la “caccia” non punisce un peccato d’amore, ma al contario la resistenza alla passione.
Emerge così la concezione boccacciana dell’amore come diritto naturale da riconoscere in quanto tale.
Significativa è anche la scena finale della precipitosa resa della ritrosa figlia di Paolo Traversari, caratterizzata da una divertita ironia, che si estende anche alle reazioni delle donne che hanno assistito alla visione infernale e prelude alla salace considerazione conclusiva sulle donne di Ravenna: anch’esse imparano a diventare anche troppo «arrendevoli a’ piacere degli uomini».