Zenobia, nata a Palmira nel 240 d.C., ne fu regina dall’agosto del 267 al 272 d.C.
A 18 anni, Zenobia divenne la moglie del principe Odenato. Quando questi fu assassinato, gli successe nella conduzione del regno in nome del figlio Vaballato, ancora troppo giovane. Tutto il popolo la sostenne nella sua politica di alleanze: non più con i Romani ma con la Persia.
La regina Zenobia aspirava a rendersi autonoma da Roma (di cui Palmira era da tempo colonia) ed estendere il suo regno a tutto l’Oriente, riunendo sotto di sé la Siria, l’Egitto, l’Asia Minore, l’Arabia. Le terre orientali, del resto, avevano da sempre rivendicato la propria diversità culturale ed economica rispetto all’Urbe, da cui le separavano tradizioni, lingua e religione.
In un primo tempo, l’imperatore Aureliano tollerò l’audacia di Zenobia, finché la regina non cominciò a presentarsi in pubblico avvolta in un manto purpureo; a farsi chiamare imperatrix; a farsi raffigurare sulle monete. Allora l’esercito imperiale giunse in Siria e fece scempio delle truppe di Zenobia. La regina, vinta, fu portata prigioniera a Roma e fatta sfilare nel trionfo di Aureliano. Pare invece che suo figlio Vaballato perì durante il viaggio verso Roma.
Risparmiata, le venne poi assegnata una rendita e, come residenza obbligata, una casa vicino la celebre Villa Adriana preso Tivoli.
Le fonti antiche sottolineano le qualità fisiche e morali della regina Zenobia: il suo carisma e l’equilibrio politico; la generosità e la capacità politica; ma anche le doti di cavallerizza, la prestanza fisica, la passione per la caccia, la capacità di bere rimanendo sobria e l’abilità nell’usare le armi.
Una donna energica, dunque, di cui si esaltano anche la cultura, la conoscenza delle lingue e della storia.
Le fonti posteriori alla sua sconfitta e favorevoli ad Aureliano, che stroncò il suo tentativo di opporsi all’impero creando un regno autonomo e potente, rovesciano però tutte queste qualità in altrettanti vizi: superba, arrogante, succube dei suoi cattivi consiglieri, Zenobia, come donna e come suddita-alleata dell’impero, non aveva saputo rimanere al suo posto.