Lorenzo dei Medici, detto Lorenzo il Magnifico, nacque a Firenze il 1° gennaio 1449. Nipote di Cosimo dei Medici (il fondatore della Signoria di Firenze) e figlio di Piero, detto il “gottoso”, fu uno dei maggiori rappresentanti del Rinascimento, protettore delle arti e delle lettere e poeta egli stesso. Sua madre, Lucrezia Tornabuoni, veniva anch’essa da una famiglia di mecenati e si dilettava di poesia, con composizioni a tema religioso.
La vita e la personalità di Lorenzo dei Medici
Quando nel 1469 muore suo padre Piero, Lorenzo sale al potere. Pochi mesi prima erano state celebrate le sue nozze con Clarice Orsini, una giovinetta di quindici anni appartenente a una influente famiglia della nobiltà romana.
Lorenzo de Medici, di aspetto non avvenente, ha però un carattere allegro e vivace, ama divertirsi con gli amici, giocare a calcio e a pallacorda e raccontare storielle licenziose. Adora la caccia, ma soprattutto il canto, l’arte e la letteratura.
Statista e letterato, è una figura fondamentale nel panorama storico italiano. Con un’assennata diplomazia e una serie di alleanze diventa uno dei protagonisti di quella politica dell’equilibrio che garantisce in Italia un periodo di relativa tranquillità nella seconda metà del XV secolo.
Ma la sua è una posizione di primissimo piano anche a livello culturale. Umanista e letterato egli stesso, eleva il prestigio sociale di Firenze, che da città mercantile diviene in assoluto il principale polo culturale italiano. Sotto la sua signoria la città non solo si sviluppa a livello monumentale ed edilizio, ma accoglie anche i maggiori artisti del tempo, diventando il loro mecenate.
I primi anni di governo di Lorenzo dei Medici sono per la città un continuo susseguirsi di avvenimenti mondani: tornei cavallereschi, sfilate in maschera, spettacoli teatrali, cortei, festival di musica e danza. A volte Piazza della Signoria, a Firenze, è perfino trasformata in un circo o in un terreno di caccia.
Nel corso del tempo Lorenzo il Magnifico è chiamato a risolvere con successo intricate questioni di politica interna o estera, come la cosiddetta congiura dei Pazzi (1478), in cui rimane ucciso il fratello Giuliano; successivamente, quando è dichiarata guerra a Firenze da parte di papa Sisto IV e del re Ferrante di Napoli (1479).
Si dimostra sempre un brillante statista, ma ama spesso ritirarsi in qualche tenuta familiare di campagna per passare il tempo con i suoi amici e la cerchia di intellettuali, letterati e artisti che era solito frequentare. Tra questi troviamo Luigi Pulci, Giovanni Pico della Mirandola, Marsilio Ficino, il musicista Antonio Squarcialupi, i pittori Filippino Lippi, Domenico Ghirlandaio e, nell’ultimo periodo della sua vita, i giovani Michelangelo Buonarroti e Leonardo da Vinci.
Nel convento di San Marco Lorenzo dei Medici fonda un Museo-scuola di sculture antiche (quelle che cominciavano a riemergere dagli scavi): “scuola”, perché servano da modello ai giovani scultori, affinché possano ispirarsi alla grandezza dei Romani e dei Greci.
La morte
Il 9 aprile 1492 Lorenzo dei Medici muore a Firenze, consumato dalla malattia di famiglia, la gotta, circondato dai suoi amici più cari, dai parenti e con i conforti religiosi impartiti da Girolamo Savonarola.
I Medici continueranno a governare la Toscana con alterne fortune fino a circa metà del Settecento. Al mondo daranno ambasciatori, cardinali e due papi. Le donne della famiglia Medici sposeranno i potenti della Terra e due di loro saranno regine di Francia.
L’attività letteraria di Lorenzo dei Medici
Nelle sue opere si riflette con estrema varietà di temi e di toni la varietà dei suoi interessi culturali ed artistici.
Il repertorio di Lorenzo dei Medici spazia, nella prima fase, dalle Rime sul modello dantesco-petrarchesco alle novelle di ispirazione boccaccesca, ma con forti accenti comici e parodistici sull’esempio di Luigi Pulci.
Spicca, infatti, in questa prima fase, la Nencia da Barberino, sulla cui attribuzione a Lorenzo si è a lungo discusso. L’opinione oggi prevalente è che la versione più breve del poemetto, in 20 ottave, scoperta nel 1908 nella Biblioteca Laurenziana, sia effettivamente di Lorenzo, mentre altre versioni più lunghe della stessa opera sono probabilmente dovute a imitatori e continuatori.
Nella seconda fase, spazia dalle opere più filosoficamente impegnate, composte nel periodo di maggiore attività politica (1470-84), ai poemetti di ispirazione classica, passando per canzoni da ballo, canti carnascialeschi (il più famoso tra questi Canzona di Bacco o Trionfo di Bacco e Arianna), rappresentazioni teatrali e poesie d’argomento religioso.
Lorenzo alterna le composizioni in base ai momenti della sua vita e si cimenta sia con gli alti registri della tradizione letteraria italiana, sia con repertori di matrice popolare.