Parlare a vanvera è un modo di dire su cui tutti gli studiosi concordano sul suo significato: dire sciocchezze; parlare senza aver riflettuto; affermare cose senza senso, fuori luogo.
L’origine reale di questo modo di dire è invece incerta.
Le teorie sulla sua origine sono infatti diverse, nessuna così convincente da apparire definitiva.
L’espressione “parlare a vanvera”, in ogni caso, si è diffusa in Toscana già a partire dal 1500 e alcuni sostengono che sarebbe una variante di fanfera, che a sua volta deriva da fanfara e quindi da fanfarone, che significa cantastorie, cialtrone, dal suono “fan fan” tipico delle trombe militari.
Quindi un modo per dire “dare fiato alle trombe”, “parlare all’aria”, da cui discendono tutti i significati odierni.
In molti pensano poi che il termine “vanvera” derivi da uno strumento molto particolare, in uso presso le corti europee nel Sei-Settecento.
A quanto pare si tratta di una specie di tubo, chiamato appunto “vanvera”, che veniva applicato al sedere, nascosto sotto il mantello per gli uomini e sotto le ampie e lunghe gonne per le donne, che permetteva alle persone di liberare le proprie flatulenze in tutta libertà e in ogni contesto, dal momento che il tubo ovattava il rumore e tratteneva gli “odori”.