L’armatura e le armi dei cavalieri in battaglia, nelle battute di caccia e nei tornei.
L’armatura e le armi dei cavalieri in battaglia
I cavalieri in battaglia si proteggevano dai colpi nemici mediante lo scudo, solitamente di forma tonda, ma anche a goccia, secondo l’uso normanno, e l’armatura, prima in cuoio e poi in metallo.
L’armatura in metallo era detta cotta, una tunica a maglie di ferro lunga fino a metà coscia e dotata di maniche.
Più tardi, a partire dal Quattrocento, si affermò anche l’armatura a piastre, molto più pesante (circa 25 chili) e copriva l’intero corpo, compresi i piedi. Era costituita di piastre di ferro articolate fra loro mediante piccoli anelli, allo scopo di agevolare i movimenti.
L’armatura comprendeva anche l’elmo, il quale, dato che ricopriva interamente la testa, aveva una fessura per gli occhi, che poteva far parte di una visiera articolata e apribile. A volte l’elmo era dotato di cimiero, un pennacchio di piume o di penne con funzione ornamentale. Talvolta il cavaliere, a ulteriore protezione, indossava la cotta.
Anche il cavallo era corazzato, oltre che rivestito (soprattutto durante i tornei) da una gualdrappa con gli emblemi e i colori della casata.
Nelle cariche a cavallo, il cavaliere reggeva una robusta lancia lunga tre o quattro metri. Per reggere l’inevitabile contraccolpo, veniva appoggiata a una sporgenza della corazza detta “resta“. Dopo l’urto della prima carica, il cavaliere impugnava solitamente una pesante spada, ma anche (allo scopo di sfondare le armature nemiche), una ascia o una mazza ferrata formata da una testa di ferro (a volte chiodata) montata su un manico di legno.
L’armatura e le armi dei cavalieri nelle battute di caccia e nei tornei
In tempo di guerra, il cavaliere doveva combattere al servizio del suo signore. In tempo di pace, sia per restare attivo e tenersi allenato, sia per manifestare il proprio coraggio e la propria abilità, era solito partecipare a battute di caccia o a tornei.
I tornei erano pubbliche cerimonie in cui i cavalieri si sfidavano a duello o si cimentavano in varie prove di destrezza, come ad esempio colpire il “saracino”, sfoggiando davanti a tutti i membri della corte scintillanti armature, elmi impennacchiati e variopinti costumi, sempre ornati con gli emblemi della loro casata nobiliare.