L’ode, dal greco oidé (canto poetico), è un componimento lirico, anticamente legato alla musica. È riservata ad argomenti amorosi, civili, morali, religiosi; quando ha contenuto specificatamente patriottico o religioso può anche chiamarsi “inno”, come per esempio l’Inno di Mameli.
L’ode fu utilizzata dai lirici greci (come Alceo, Saffo, Anacreonte e Pindaro) e latini (come Catullo e Orazio). Nella letteratura italiana l’ode compare nel Cinquecento e si afferma nel Settecento con Giuseppe Parini come componimento alternativo alla canzone, rispetto alla quale presenta stanze più brevi.
Struttura e caratteristiche
Non ha una struttura fissa, ma lo schema metrico e la disposizione delle rime della prima stanza costituiscono il modello a cui si uniformano tutte le altre stanze.
I versi sono brevi, per lo più endecasillabi e settenari, oppure soltanto settenari. Le strofe sono corte, per lo più quartine e sestine. L’uso dei versi tronchi per rompere la monotonia del componimento e variarne il ritmo.
Celebri le odi nel Settecento di Giuseppe Parini e nell’Ottocento quelle di Ugo Foscolo (A Luigia Pallavicini caduta da cavallo e All’amica risanata), di Alessandro Manzoni (come Il cinque maggio e Marzo 1821); infine le Odi barbare di Giosuè Carducci.