La distinzione che Alessandro Manzoni fa tra vero storico e vero poetico parte dall’affermazione che oggetto della poesia deve essere il vero e che dunque il poeta non deve inventare i fatti narrati.
Il vero poetico non deve perciò nascere dalla libera invenzione o creazione, ma deve essere verosimile, fondandosi sulla conoscenza della storia per evitare situazioni anacronistiche e stravaganti.
Significato del vero storico e del vero poetico secondo Alessandro Manzoni
Il vero storico è quello che ci dà la conoscenza dei fatti, la loro concatenazione e la loro successione cronologica: e questo è compito dello storico. Il poeta invece mediante la sua profonda conoscenza del cuore umano (specie degli umili e degli anonimi protagonisti della storia), deve risalire dai fatti alla coscienza che li ha generati, ritrovare cioè nell’anima dell’uomo la misura vera della storia, e questo è il vero poetico.
Il poeta si serve dunque del «vero storico» come mezzo per risalire alle ragioni umane più profonde, spiegarne i significati attraverso le esperienze individuali dei singoli uomini, protagonisti attivi o passivi.
Può essere conclusiva questa frase del Manzoni: «Più si va addentro a scoprire il vero nel cuore dell’uomo e più si trova vera poesia». La poesia diventa così secondo Manzoni lo strumento principale di conoscenza.
Solo la poesia, infatti, può svelare l'”anima” della storia dell’umanità, che non consiste tanto nelle grandi imprese dei grandi personaggi, negli scontri tra grandi potenze e forze sociali contrapposte, bensì nei sentimenti, nelle passioni, nei pensieri che ne hanno determinato lo sviluppo. La poesia permette di conoscere le ragioni di fondo della realtà, il che significa anche riconoscere il manifestarsi della volontà di Dio nella storia.
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