Publio Ovidio Nasone, noto semplicemente come Ovidio, nacque a Sulmona, in Abruzzo, il 20 marzo del 43 a.C. da una famiglia di rango equestre (i ricchi plebei). Il padre lo avviò a una carriera politica, ma Ovidio preferì dedicarsi alla poesia, entrando nel circolo letterario di Valerio Messalla Corvino. Frequentò i migliori poeti del tempo, da Orazio a Properzio e a Tibullo; conobbe, anche se solo marginalmente, Virgilio.
Aveva già composto una tragedia, Medea, ora perduta, ma fu la pubblicazione delle prime sue elegie amorose, gli Amores (Amori) e le Heroides o Epistulae (Eroidi), che gli procurò a circa 30 anni, un largo successo. A ciò, intorno ai 40 anni, si aggiunse anche la serenità coniugale, trovata dal poeta con la terza moglie Fabia.
Alle prime elegie amorose seguirono l’Ars amatoria (Arte di amare), i Remedia amoris (Rimedi d’amore) e i Medicamina faciei femineae (Medicamenti del volto femminile). Successivamente, dopo la morte di Messalla nel 3 d.C., Ovidio cambiò la sua produzione, dedicandosi, con i Fasti e le Metamorfosi, a una poesia meno frivola e più impegnata.
All’apice del successo, nell’8 d.C. l’imperatore Ottaviano Augusto lo condanna alla relegazione a Tomi (odierna Costanza, in Romania). Non si conoscono i motivi reali dell’allontanamento (la relegazione, a differenza dell’esilio, non comportava perdita di beni e della cittadinanza): forse per un’opera giudicata immorale o per il suo coinvolgimento nello scandalo dell’adulterio di Giulia Minore, la nipote di Augusto, con Decimo Giunio Silano.
Sul mar Nero, Publio Ovidio Nasone trascorse in solitudine gli ultimi dieci anni di vita, attendendo invano il perdono dell’imperatore. Morì a Tomi nel 17 o 18 d.C. e lì è sepolto, nonostante il suo desiderio di essere sepolto a Roma.
A Tomi Ovidio scrisse raccolte di poesie e di lettere in versi pieni di nostalgia per Roma: i Tristia (Tristezze) e le Epistulae ex Ponto (Lettere dal Ponto), l’Ibis e, infine, Halieutica, un poemetto didascalico di 35 esametri sulla pesca e sui pesci, l’ultima fatica del poeta, secondo Plinio il Vecchio.
Opere di Ovidio in ordine cronologico
Possiamo riassumere le opere di Publio Ovidio Nasone, ripartendole in quattro periodi così suddivisi:
Del primo periodo (quello giovanile), dal 25 al 13 a.C. sono gli Amores (Amori), le Heroides o Epistulae (Eroidi).
Il secondo periodo, dal 13 a.C. al 3 d.C., comprende l’Ars amatoria (Arte di amare); i trattatelli Remedia amoris (Rimedi d’amore); i Medicamina faciei femineae (Medicamenti del volto femminile).
Del terzo periodo, dal 3 all’8 d.C., è Metamorfosi e i Fasti.
Nel quarto periodo, quello dell’allontanamento forzato da Roma, scrive i Tristia (Tristezze), le Epistulae ex Ponto (Lettere dal Ponto), l’Ibis, infine Halieutica.
Non sono pervenuti la tragedia Medea, il poema epico Gigantomachia, il poema astronomico Fenomeni e i carmi in morte di Augusto e in lode di Tiberio.
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