La donna egizia godeva di maggiore considerazione e di una condizione più evoluta rispetto a molte altre civiltà antiche. Le donne nell’antico Egitto non erano sottoposte alla costante tutela maschile (del padre prima, del marito poi). Per esempio sceglievano l’uomo con cui formare una famiglia; mantenevano il possesso dei loro beni anche dopo il matrimonio e potevano venderli o lasciarli in eredità a chi volevano, anche contro la volontà del marito. Potevano far valere i loro diritti in tribunale.
Il divorzio era una situazione piuttosto frequente nell’antico Egitto e veniva richiesto anche dalle donne. Se era stata tradita e ingiustamente abbandonata dal coniuge, la donna egizia aveva diritto anche a una quota di “alimenti” che corrispondeva a un terzo dei beni del marito.
Oltre che nella famiglia le donne erano rispettate anche nella società e nel mondo del lavoro. Infatti, oltre a professioni tipicamente femminili come la balia, la danzatrice o la parrucchiera, le donne egizie potevano dedicarsi anche alle attività artigianali e commerciali, su un piano di perfetta parità con i loro colleghi di sesso maschile.
Potevano anche, se di nobili origini, ricoprire importanti cariche religiose. Vi furono pure casi di donne funzionario, medici, scriba e faraone (tra le donne faraone, ricordiamo Hatshepsut, Nefertiti, Cleopatra).
Le donne dell’antico Egitto erano ben rappresentate perfino in ambito religioso: Iside, sorella e sposa di Osiride; Hathor, dea della fertilità; Bastet, dea del focolare domestico; Sekmeth, dea della collera.