Il canto 24 del Purgatorio si ricollega al canto precedente. Dante e Forese continuano infatti a discorrere e a camminare nel girone dei golosi (sesta cornice), che assistono stupiti alla miracolosa presenza di un vivo in Purgatorio.
Canto 24 Purgatorio (canto XXIV Purgatorio) riassunto
Dialogo tra Dante e l’amico Forese Donati vv. 1-36
Dante apprende dall’amico Forese che la sorella Piccarda è già in Paradiso (dove il Poeta la incontrerà in Paradiso canto III). Dante chiede poi che gli vengano indicate, fra quelle lì presenti in una piccola folla, le anime di personaggi illustri, rese irriconoscibili dalla magrezza. Forese gli indica papa Martino V, il ghibellino Ubaldino della Pila, Bonifacio dei Fieschi, arcivescovo di Ravenna, il forlivese Marchese degli Argugliosi e il poeta Bonagiunta Orbicciani da Lucca. Quest’ultimo si mostra particolarmente desideroso di parlare con lui.
L’incontro con Bonagiunta Orbicciani – la definizione di Dolce Stil Novo vv. 37-63
Bonagiunta predice a Dante che una donna lucchese, ancora giovane in quel momento, lo ospiterà benevolmente in futuro, al tempo dell’esilio. Poi, porta il discorso sulla nuova poesia e sul nuovo stile iniziato da Dante con la canzone Donne ch’avete intelletto d’amore. Dante risponde di essere uno di quelli che scrivono sotto dettatura di Amore. Bonagiunta comprende che proprio questa è la caratteristica del «Dolce stil novo» di cui ha sentito parlare e alla quale non giunsero né lui, né altri poeti della sua e della precedente generazione, come Giacomo da Lentini e Guittone d’Arezzo.
Il congedo da Forese Donati vv. 64-99
Gli altri golosi riprendono a correre, simili a gru. Resta solo Forese Donati che chiede a Dante quando potrà rivederlo e gli profetizza che suo fratello Corso Donati, nemico politico e personale di Dante, colpevole della decadenza di Firenze, presto sarà trascinato all’Inferno da una bestia. Poi lo saluta e si allontana velocemente, mentre Dante procede al fianco di Virgilio e Stazio.
Il secondo albero dei golosi vv. 100-129
Dante, rimasto con Stazio e Virgilio, all’improvviso si trova davanti un secondo albero carico di frutti sotto il quale una folla di golosi prega e geme invano. Una voce che proviene dai rami esorta ad allontanarsi e ricorda altri esempi di golosità punita.
L’angelo della temperanza vv. 130-154
I tre poeti riprendono il cammino ed ecco apparire loro un angelo luminoso che indica loro la via alla salita al girone successivo. Dante rimane abbagliato, ma procede seguendo la voce dei suoi maestri, svolta e sale. L’angelo cancella un’altra P dalla fronte del poeta (simbolo del suo percorso di espiazione e purificazione) e pronuncia parole di beatitudine: «Beati gli illuminati da Dio che non si fanno eccitare dalla gola e hanno fame di quanto è giusto».