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Canto 18 Inferno riassunto e spiegazione

Il canto 18 dell’Inferno di Dante è il primo dei numerosi canti (XVIII-XXXI) dedicati all’ottavo cerchio infernale.

Canto 18 Inferno riassunto

Descrizione delle Malebolge vv. 1-18

Il canto inizia con la descrizione dell’ottavo cerchio (Malebolge). Esso è suddiviso in dieci bolge, cioè buche circolari e concentriche, collegate da una serie di ponticelli di pietra, simili a ponti levatoi.

Perché l’ottavo cerchio dell’Inferno di Dante è detto Malebolge?

L’ottavo cerchio è detto Malebolge, termine inventato da Dante: “male” significa “malvagie”, “bolge” significa “borse”, quindi “borse malvagie”.

Chi è punito nelle Malebolge?

Nelle Malebolge sono puniti i peccatori di frode verso chi non si fida. Ciascuna delle dieci bolge è riservata a una delle categorie di fraudolenti elencate da Virgilio nel canto XI dell’Inferno. Al centro di Malebolge (ottavo cerchio) si apre un pozzo profondo, che costituisce l’ultimo tratto della voragine infernale, occupato dai Giganti (canto 31 Inferno).

Prima bolgia: ruffiani e seduttori vv. 19-99

Scesi dalla groppa di Gerione (canto XVII Inferno), Dante e Virgilio sono ora nell’ottavo cerchio; riprendono il cammino ed entrano nel primo cerchio. Qui sono puniti i ruffiani e i seduttori, che, frustrati da diavoli cornuti, corrono nelle due direzioni opposte.

Tra i dannati della prima schiera, cioè i ruffiani, che corrompono la donna per conto di altri, Dante riconosce il bolognese Venedico Caccianemico, coetaneo di Dante. Egli indusse la sorella Ghisobella a offrirsi al marchese Obizzo d’Este. Mentre cerca di giustificarsi denunciando l’avidità dei bolognesi, un diavolo lo frusta e lo costringe a riprendere il doloroso cammino.

Tra i dannati della seconda schiera, cioè i seduttori che ingannano le donne a proprio vantaggio fingendo amore, Virgilio indica a Dante Giasone, che si distingue per il portamento regale. Giasone, che secondo il mito capeggiò la spedizione degli Argonauti per la conquista del vello d’oro, ingannò e sedusse Isifile, regina di Lemno, e la moglie Medea, che lo aveva aiutato nella spedizione.

Seconda bolgia: gli adulatori vv. 100-136

Dante e Virgilio giungono infine alla seconda bolgia dove sentono gemiti soffocati, rumori confusi e un orribile puzzo. Qui sono puniti gli adulatori, ovvero coloro che ingannarono gli altri con le lusinghe per fini personali. La bolgia è talmente profonda che i due poeti sono costretti a salire sul punto più alto del ponte. Da qui vedono i seduttori immersi nello sterco che si percuotono con le proprie mani. Tra essi, Dante riconosce il coetaneo Alessio Interminelli, un nobile lucchese, guelfo bianco, che confessa di trovarsi in questo luogo per il suo passato di adulatore. Prima di allontanarsi Virgilio indica a Dante la prostituta ateniese Taide, che, con le unghie coperte di letame, si graffia rabbiosamente.

Nauseati da tale spettacolo, Dante e Virgilio s’allontanano alla volta della terza bolgia.

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